Avatar

Avatar is video for a dance performance that conveys the formation of the human body into the avatar on the computer screen while it is inprocess of questionning it . Avatar exposes some occasions such as “loading” and “Disconnected” through its own way, while using the internet .

10 min.
2009

Visuals: Candas Sisman – csismn.com
Sound design: Mert Kizilay – myspace.com/mertkizilay
Choreography: Yigit Daldikler
Concept: Neylan Ogutveren
Performance: Yigit Daldikler

Hakanaï

hakanai

In Japanese, the word ‘hakanaï’ is used to define the ephemeral, the fragile. The French group, Company Adrien M/Claire B invites the public to join them in the illusory world of dreams. The audience is invited to peer into a cloth cube where a visual haiku of a dancer and thousands of dancing images is unfolding. Hakanaï is an impressive convergence of dance and visual art, of bodies and moving graphics, of reality and dreams.

Since 2004, Company Adrien M/Claire B has been connecting digital culture with the performing arts. The collective develops performances and exhibitions that combine the real with the virtual. By focussing on man and body within a technological framework, they create timeless, poetic works.

Pixel

Un altra performance in cui la grafica computerizzata crea un ambiente virtuale con cui i danzatori interagiscono. Come spesso accade in questi casi, imho la musica lascia un po’ a desiderare, ma la parte grafica e l’interazione sono ben studiate, con alcune belle idee.

“Pixel”
Dance show – created in 2014

Pixel is a dance show for 11 dancers in a virtual and living visual environement. A work on illusion combining energy and poetry, fiction and technical achievement, hip hop and circus. A show at the crossroads of arts and at the crossroads of Adrien M / Claire B’s and Mourad Merzouki’s universes.

Artistic Direction and Choreography: Mourad Merzouki
Composed by Mourad Merzouki & Adrien M / Claire B
Digital Design: Adrien Mondot & Claire Bardainne
Music: Armand Amar
Produced by CCN de Créteil et du Val-de-Marne / Compagnie Käfig

This video is a cut of extracts from the actual show shot during the last day of creation on November the 14th 2014. Shooting and editing : Adrien M / Claire B.
Premiered at Maison des Arts de Créteil on November the 15th 2014. Duration of the show : 1h10.

The Adrien M / Claire B Company has been acting in the fields of the digital arts and performing arts since 2004. They create many forms of art, from stage performances to exhibitions combining real and virtual worlds with IT tools that were developed and customised specifically for them. They place the human body at the heart of technological and artistic challenges and adapt today’s technological tools to create a timeless poetry through a visual language based on playing and enjoyment, which breeds imagination. The projects are carried out by Adrien Mondot and Claire Bardainne. The company operates as a research and creativity workshop based out of Presqu’île in Lyon.

RAM: Reactor for Awareness in Motion

Yamaguchi Center for Arts and Media (YCAM) has played an active role in cultivating creative and research environments to support the art & technology of the next generation. Since 2011, we have carried out “Reactor for Awareness in Motion (RAM)”, a research project for developing tool for dance creation and education, with Yoko Ando, a dancer from The Forsythe Company, a leading contemporary dance company and programmers from Japan and the US. Professionals in dance and technology shared an innovative concept in dance and developed it in the form of a physical tool and workshop. It is a revolutionary project in the sense that the technology is not only for theatrical effect, but also to embody one of the very natures of dance and communicate it with the world. What we witness is a technological inquiry into the nature of dance. Customized based on the perspectives of the dancer, the digital tool writes a new chapter in the history of experience in dance and technology.

RAM Dance Toolkit is a C++ creative coding toolkit to create environments for dancers. This toolkit contains a GUI and functions to access, recognize, and process motion data to support creation of various environmental conditions (called “scene”) and gives real time feedbacks to dancers using code in an easy way.
MOTIONER is the inertial motion capture system developed for RAM. The computer captures the dancer’s movements via 18 sensors attached to the dancer’s body. In general, motion capture systems are very expensive and very accurate, or very cheap and very inaccurate. To address this problem we designed one which is relatively low in cost and fairly accurate.

 

RAM and MOTIONER are licensed under Creative Common and can be downloaded from this page.

Anime Salve… in terra e in mare

Arriva a Verona, dopo i successi riscontrati all’estero, lo spettacolo di danza contemporanea “Anime Salve… in terra e in mare”, ideato e realizzato da allievi italiani della Rotterdam Dance Academy, una delle più prestigiose in Europa.

Per la prima volta viene creata una coreografia ispirata ad un intero album di Fabrizio De Andrè, “Anime Salve” del 1996.

Nell’opera poetico-musicale di De Andrè i 12 danzatori, tra i quali la nostra saltuaria collaboratrice Valeria Bergamini, hanno individuato tematiche e riflessioni molto vicine alla propria sensibilità artistica e personale, e grazie alla forza comunicativa della danza e al linguaggio artistico che hanno sviluppato in Olanda, basato sull’onestà emotiva e sulla potenza espressiva del movimento, vogliono proporre la loro rilettura delle canzoni di “Anime Salve” ad un pubblico italiano.

mercoledì 21 luglio alle ore 21, al Castello di Montorio

Un estratto:

RIP Merce Cunningham

Nato nel 1919 a Centralia, nello stato di Washington, inizia la sua formazione alla Cornish School of Performing and Visual Arts di Seattle. Nel 1939 Merce Cunningham si reca a New York dove diventa solista nella compagnia di Martha Graham, la sua collaborazione con la grande danzatrice (sua insegnante) durerà fino al 1945. Durante la sua permanenza a New York incontra il grande compositore John Cage con cui stringerà un profondo sodalizio artistico e di vita che durerà circa 50 anni; insieme hanno proposto una serie di innovazioni radicali nel paesaggio artistico, tra le più note è la rivoluzione relativa al rapporto fra musica e danza che diventeranno due elementi concepiti come indipendenti, che vengono sovrapposti solamente nel momento della performance. Nel 1947, infatti, viene messa in scena “The Seasons“, le cui coreografie vengono elaborate nel silenzio, mentre Cage compone la musica che sarà associata con la danza soltanto la sera del debutto.

Nel 1944 presenta a New York la sua prima coreografia su musica di Cage, e nel 1953 fonda la “Merce Cunningham Dance Company” che è considerata una delle più importanti compagnie di danza, e per quasi quarant’anni, fino alla sua morte (1992) John Cage ne è stato il direttore musicale.

È interessante notare anche il nome dei direttori artistici: fino al 1968, Robert Rauschenberg; dal 1968 al 1980, Jasper Johns. Proprio su suggestione di quest’ultimo, utilizza come scenario per un suo spettacolo intitolato “Walkaround Time“, un opera di Duchamp “Il Grande Vetro” come una sorta di omaggio, nell’anno della sua scomparsa, alla sua arte.

Sempre in questo periodo il suo interesse si riversa anche verso la realizzazione di alcuni film e video sulla danza, ciò gli permette di declinare in nuove forme artistiche la sua straordinaria visione della danza. Si dedica in particolare e con grande interesse alle possibilità creative della cinepresa, soprattutto riguardo al modificare il punto di vista consueto sul movimento, una sorta di anticipazione di quello che realizzerà in futuro attraverso l’uso di particolari software.

Nel 1966 realizza con Stan Van Der Beek, Variations che si svolge in uno spazio scuro in cui dei ballerini attivano dei sensori interrompendo un raggio luminoso, innescando inserti musicali di Cage, mentre su alcuni schermi sono riprodotte immagini di film o di vita quotidiana. Nel 1973 fa ingresso all’Opéra di Parigi con la creazione Un jour ou deux.

A partire dagli anni settanta Cunningham coltiva questo suo interesse che vede l’interazione tra danza e video, realizza infatti le coreografie di numerosi video e documentari collaborando con diversi film maker tra i quali Frank Stella, Andy Warhol, Robert Morris, Charles Atlas e Elliot Caplan. Nel 1986 crea insieme a Cage, Life Forms, primo software di notazione dei movimenti di danza. Nel 1989 crea con Elliot Caplan, Changing steps (rielaborazione di uno spettacolo del 1975).

Nel 1999 la collaborazione con Atlas ha dato vita alla produzione del documentario Merce Cunningham: A Lifetime in Dance.

Sito web: merce.org

Butoh

Butoh è il nome di varie tecniche e forme di danza contemporanea ispirate dal movimento Ankoku-Butoh (ankoku=tenebre) attivo in Giappone negli anni ’50. Aspetti tipici del butoh sono la nudità del ballerino, il corpo dipinto di bianco, le smorfie grottesche ispirate al teatro classico giapponese, la giocosità delle performance, l’alternarsi di movimenti estremamente lenti con convulsioni frenetiche. Non esiste una messa in scena tipica del butoh. Le sue origini vengono fatte risalire a Tatsumi Hijikata ed a Kazuo Ohno. [wikipedia]

Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!

all blacksIl governo neozelandese ha finalmente riconosciuto ai Maori la proprietà intellettuale sulla Haka eseguita dagli All Blacks prima delle loro partite.

Questa particolare Haka – una fra molte, infatti Haka è uno stile di danza con accompagnamento urlato eseguita in gruppo – fu inventata dal capo guerriero Te Rauparaha, che la eseguì per la prima volta all’inizio del XIX secolo, dopo esser scampato alla morte mentre era inseguito dai nemici.

Racconta il mito maori che Tama Nui Tora, il dio Sole, avesse due mogli: una d’estate, Hine Raumati, e l’altra per l’inverno, Hine Takurua. Dalla prima nacque un figlio, Tane Rore, la cui danza rappresentava il tremore dell’aria nei giorni infuocati dalla calura estiva: di qui nacque questa Haka, danza per soli uomini la cui “proprietà intellettuale” e i cui “diritti commerciali” sono stati attribuiti alla tribù Ngati Toa. Il riconoscimento, che sana una disputa vecchia di 160 anni, prevede anche un indennizzo di 121 milioni di dollari neozelandesi (quasi 64 milioni di dollari Usa) e una parte del territorio che si trova tra la zona inferiore dell’isola settentrionale e quella superiore della meridionale. Negli ultimi 10 anni Ngati Toa aveva cercato più volte di imporre un diritto d’autore sulla Haka per limitarne gli abusi a fini commerciali, soprattutto nei casi in cui l’impiego per scopi pubblicitari ne mortificava il valore culturale (come nel caso dello spot della FIAT di qualche anno fa per il quale la Nuova Zelande chiese spiegazioni all’ambasciata italiana e che, secondo l’ANSA fu sanato con una munifica sponsorizzazione da parte dell’Iveco).

Sugli stili

Gli stili di danza sono numerosi e si devono principalmente alle varie intepretazioni date da tribù maori diverse e ai differenti rituali durante i quali la danza viene ripetuta.

Ka Mate
Una delle versioni più celebri è, ovviamente, la Ka Mate, il tipo di Haka tipico degli All Blacks, che la ripetono ad ogni partita, dopo gli inni nazionali, per intimorire gli avversari. La Ka Mate è un tipo di Haka molto corto, interpretata quando ci si sente bene e lo si vuole esprimere in modo libero. Si esegue senza l’uso di armi. Non è, infatti, una danza di guerra, come si è solitamente portati a credere.
Peruperu
La Peruperu è, invece, una variante di Haka tipica di guerra. In questo caso le armi si usano, ed è caratterizzata da un salto alto, a gambe ripiegate, alla fine del rituale. Questo salto è stato aggiunto dagli All Blacks alla fine della loro esibizione della Ka Mate, provocando alcune critiche, per rendere la loro esibizione più scenografica e impressionante.
Kapa o Pango
Questa nuova haka è stata inventata dagli All Blacks per le occasioni speciali. È stata creata insieme ad un gruppo di esperti delle tradizioni maori e ci è voluto quasi un anno per crearla. Più che sostituire la Ka Mate questa Haka la completa. Le parole della Kapa O Pango fanno più esplicitamente riferimento al team di rugby perché parlano di guerrieri in nero con la felce argentata. E’ considerata molto più aggressiva della Ka Mate e con un più spiccato senso di sfida agli avversari.
Il testo di questa versione è qui.

Il testo della Haka, versione Ka Mate

Ringa pakia
Uma tiraha
Turi whatia
Hope whai ake
Waewae takahia kia kinoKa mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Tenei te tangata puhuruhuru
Nana i tiki mai whakawhiti te ra!
A hupane, a hupane
A hupane, kaupane whiti te ra!Hi!
Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi.È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino, un altro
fino in alto dove il sole splende!Hi!

tanzart

music George Crumb, dancer Stojan Kissiow, scenery and scenery Andrea Hilger, Choreographie Mike Salomon, main sample in Kiel

Non so altro su questo video se non che gli interpreti sono una compagnia tedesca: tanzart di Hilger e Salomon con sede in Leipzig e Dresda.
La musica è Black Angels (part 2) di George Crumb, un brano del 1970 per quartetto d’archi amplificato.
Mi piace l’elaborazione video dell’immagine del danzatore.

Merg

Tornano le recensioni dalla nostra inviata nelle Terre Basse, Valeria.
Una delle particolarità dello spettacolo di cui parliamo è la commistione di danza contemporanea e musica antica, relativamente rara da noi, ma più comune in terra olandese.
Leine & Roebana non sono nuovi a performances di questo tipo: hanno già lavorato su musiche di Rameau eseguite dall’Orchestra of the Eighteenth Century, condotta da Frans Brüggen.

Merg
Merg
Andrea Leine & Harijono Roebana

Music: Monteverdi, Luzzaschi, d’India, Rossi, Gabrieli, Frescobaldi

L’intera atmosfera era costituita da cinque danzatori, tre femmine e due maschi, un’orchestra che dietro una specie di velo suonava musica barocca, tre cantanti, una femmina di sicuro, dubito la sessualità riguardo gli altri due, e da pannelli alle pareti con frasi del tipo: tu e me; te lo dico sottovoce…ti amo, oppure altre che riguardavano per esempio l’aspetto malinconico di un amore finito e così via.

Non ho notato nessun particolare sviluppo all’interno della rappresentazione, è stata più una successione di immagini e atmosfere, create dai danzatori, che a volte ballavano a volte recitavano e dai/dalle cantanti che erano perfettamente attive all’interno della scena, si muovevano con i danzatori e a volte ballicchiavano anche!

Dal punto di vista musicale si alternavano momenti di silenzio, in cui l’unico suono era il respiro o certi suoni prodotti dai danzatori, con momenti di sola musica, solo canto o entrambi e i ballerini hanno sperimentato un po’ tutti i tipi che di relazioni che si possono avere con una base musicale. Il più delle volte la seguivano, specie nei momenti in cui ballavano all’unisono, ma altre volte non se ne curavano particolarmente, specialmente nei momenti più teatrali.

Dal punto di vista della danza sono rimasta veramente colpita! Mi dispiace solo che dal video che c’è sul loro sito (ecco il link diretto al video) non si riesca a cogliere molto!

Premesso che i ballerini sono proprio bravi, e con questo includo tecnica, espressività, fisicità, il loro stile è sicuramente tecnico, utilizzano infatti (ora uso termini un po’ popolari, tanto per farmi capire) giri, gambe alte, tutti segnali che dimostrano il fatto che alle spalle c’è sicuramente un forte background classico.

Ma non solo, tutto il movimento è basato sul continuo alternarsi di free flow (ovvero movimenti in cui il ballerino lancia letteralmente parti del suo corpo o conferisce una particolare dinamica al movimento, per cui non è in grado di controllare il movimento, di fermarlo in qualsiasi punto) e bound flow (ovvero movimenti perfettamente controllati, per rendere l’idea, che se qualcuno gli chiedesse in qualunque momento di fermare il movimento il ballerino sarebbe in grado di farlo) e questo alternarsi porta sempre continue “sorprese” o piccoli shock, perché lo spettatore non si può mai adagiare alla vista di un solo modo di muoversi, ma viene continuamente “provocato”.

Poi ho trovato lo stile estremamente sensuale, anche per coerenza con il tema dello spettacolo, incentrato puramente sull’amore. E questo lo deduco dal fatto che i movimenti spesso venivano iniziati da spalle e anche, o comunque da parti centrale del corpo, spesso erano movimenti circolari e che progredivano nel movimento come onde o comunque con una certa fluidità e sensualità fino alle parti più periferiche del corpo, coinvolgendolo in toto. In realtà successivamente, sempre anche per far si che lo spettatore non si adagiasse troppo comodamente, per esprimere gelosia, eccitazione o incomprensione usavano movimenti più staccati, con più insolazioni di parti del corpo, iniziando i movimenti più spesso da parti periferiche, come un piede, una mano o un braccio, e con più salti e floor work (sequenze e seguite a terra come rotolamenti etc.) comunque movimenti più dinamici, veloci e scattanti.

Quindi lo stile mi è piaciuto per la quasi sempre equilibrata combinazione tra tecnica e espressività, e per la varietà dei movimenti, bene equilibrati con le parti più teatrali e recitative.

Ho apprezzato anche la scelta dell’atmosfera, l’ho trovata ben studiata e curata, e mi riferisco tanto ai pannelli appesi, insieme alla scelta della musica live e dell’interazione attiva con i/le cantanti, quanto ai cambi di scena e di atmosfera al giusto momento e della giusta intensità!

L’unica pecca è che ho trovato il tutto, per rappresentare solo immagini e atmosfere, un po’ lungo, è durato poco meno di due ore, il che non sembra ma è tanto, e alla fine dello spettacolo devo ammettere di essermi un po’ annoiata e di aver cominciato a pensare alla spesa che dovevo fare il giorno dopo….