Tomba di Oggi, 06/01

nureyev
Rudolf Hametovich Nureyev.
Giace al cimitero di Sainte Genevieve Des Bois, Esson, France.
Non è un musicista, ma basta e avanza.

Dedicata a Valeria e Valentina.

The Rosas

The Rosas
The Rosas, la celebre compagnia di Anne Teresa De Keersmaeker di Brussels sinceramente mi ha alquanto deluso.
Anche loro hanno portato tre pezzi di repertorio, con musiche di Bèla Bartòk, quatuor nr.4, Arnold Schonberg, verklarte nacht, op.4 e di Ludwig van Beethoven, die grosse fuge, op.133.
Chi conosce meglio la compagnia non era affatto sorpreso, ma io ho trovato le coreografie estremamente ripetitive senza un valido motivo, la tipologia dei movimenti era tutta sullo stesso tono, e la dinamica costantemente uguale. Il risultato finale dunque era troppo semplice per risultare una coreografia complessa e ben organizzata, ma al contempo troppo complessa per essere considerata minimalista, e quindi è stato uno spettacolo proprio noioso!!
Ho potuto tuttavia apprezzare la dinamica e l’energia dei danzatori, veloce e precisa, anche se alla lunga mi ha veramente stufata!

Villa Goldberg

villa goldberg
Sempre al cadance festival, a den haag, ho visto Villa Goldberg, di Sanne van der Put.
Veramente, veramente carino!!
Erano cinque danzatrici che ballavano sulle Variazioni Goldberg (J.S.Bach) suonate da cinque musicisti lì dal vivo!
I musicisti facevano parte del “classical ensemble with pop mentality” (così sono stati presentati) Calefax, e suonavano solo fiati (oboe, clarinetto, sax, clarinetto basso, fagotto), vestiti di rosso, e le cinque danzatrici erano vestite con semplicissime vestaglie da notte color panna, su cinque letti da ospedale con le ruote. Ed era tutto un gioco circa la turbolenta relazione di queste ragazze, che soffrivano terribilmente d’insonnia e i musicisti che rappresentavano l’insonnia stessa: all’inizio il rapporto era alquanto conflittuale, i musicisti erano parecchio dispettosi, perché ora cercavano di cullarle e calmarle dal loro nervosismo, anche semplicemente rimboccando loro le coperte, e poi, appena queste iene isteriche si addormentavano, si avvicinavano e bruscamente le svegliavano.
Dopodiché le danzatrici pian piano hanno cominciato a cercare i musicisti, la loro compagnia, pur essendone talvolta infastidite, e hanno perfino ballato dei passi a due veramente graziosi con loro, ma il tutto in un clima così gaio, che si entrava proprio facilmente in questo loro mondo, in questo loro linguaggio comune di malattia misto a piacere! Perché di questo alla fine si è trattato, alla fine non si distingueva più il limite dell’insonnia vista come fastidiosa malattia o come ricercata via di fuga…….infatti alla fine danzatrici e musicisti si sono addormentati fianco a fianco negli stessi letti….

Potete vedere un breve trailer dello spettacolo cliccando qui (quicktime).

Cry, love…

Cry love è uno spettacolo sulle persone il cui corpo è guidato da istinto, sentimenti ed emozioni. È sulle persone che amano. E muoiono, una volta di più…
cry love
Al cadance festival, a den haag, invece ho visto lo spettacolo di Nanine Linning, “cry love”.
Interessante l’ambientazione: il pubblico era diviso in due, i due gruppi erano uno in fronte all’altro e in mezzo il palco. A entrambi i lati del palco tra i danzatori e il pubblico c’erano dei teli semitrasparenti su cui erano proiettate immagini dei danzatori.
Il tutto creava un effetto proprio carino perché in ordine, io come pubblico vedevo un primo livello di proiezioni, i danzatori, un secondo livello di proiezioni e l’altra parte di pubblico!

Poi in realtà la parte danzata non era nulla di eccezionale…i danzatori erano bravi, e c’era un buon gioco di prese e fisicità, ma ho trovato lo stile in certi momenti un po’ incoerente, perché per l’idea di base i danzatori erano delle creature, ma poi di fatto nella coreografia Nanine Linning ha introdotto dei passi decisamente classici, di pura tecnica classica o tipicamente contemporanea che stridevano parecchio e facevano perdere di credibilità al resto della coreografia!

Ultima Vez

Valeria ci scrive dalla terra dell’acqua di sotto e di sopra. Fortunatamente gli spettacoli sono molti. Questa è la prima di una breve serie da Rotterdam.

ultima vez
Ebbene sì, cominciamo con Ultima Vez, di Wim Vandekeybus: hanno portato un best of, che era già strepitoso di per sè, quindi non oso immaginare come sia uno spettacolo intero!!

È un tipo di danza decisamente fisico, e con fisico intendo che usano molto il peso e la massa del loro corpo fino agli estremi raggiungibili.
Per esempio nel primo pezzo erano tutte coppie che facevano prese di contact fuori balance, che vuol dire che l’asse del corpo era completamente in diagonale anziché essere dritto in verticale. In pratica mentre loro erano agganciati con le spalle i loro piedi si trovavano a due metri di distanza, formando un triangolo. In queste posizioni poi si muovevano, giravano, magari mentre correvano si prendevano per le spalle e uno saltava e facendo leva sull’altro danzatore raggiungeva la stessa posizione fuori asse!
Non so se la descrizione rende l’idea, ma chi ha provato a fare questo tipo di giochetti sa perfettamente quanto sono pesanti!

In un’altra parte c’erano tre donne che continuavano a “fare cadute” sul pavimento, come ubriache, correvano, e non erano certo corse da schiaccianoci, poi si lanciavano letteralmente sul pavimento tipo a un metro e mezzo di distanza, rotolavano e poi si alzavano sfruttando la spinta e la dinamica che avevano, e tutto questo per quasi dieci minuti…

Ho anche molto apprezzato i cambi, spesso repentini, di atmosfera, dall’ironico e leggero a un clima di tensione e violenza, come in quella scena in cui c’erano dietro a una tenda semi-trasparente tre uomini che si sono spogliati e facevano la doccia, e davanti un quarto che ha tagliato a metà delle arance. Poi tutti i danzatori sono entrati vestiti eleganti con queste metà di arance in mano, e platonicamente cercavano la loro metà, ma senza danzare. Era una scena recitata, e lì il pubblico si è scompisciato con tutti i giochi di coppia, omosessuali, eterosessuali, trio, che si sono creati!

ultima vez
Un altro pezzo incredibile è stato quello con i mattoni!! Finito il pezzo precedente, i cinque ballerini che erano in scena hanno preso al volo cinque mattoni (bianchi, lunghi circa mezzo metro larghi trenta e alti venti centimetri) che gli sono volati sulla testa, cosa che se si fossero sbagliati di venti centimetri…!! e con questi mattoni ne hanno poi fatte di tutti i colori. Alcune ballerine camminavano e si spostavano per il palco solo su questi mattoni, senza mai mettere i piedi per terra, oppure facevano giochi del tipo: un danzatore lanciava un mattone in aria esattamente sopra la sua testa e poi rimaneva lì; quando il mattone era a dieci centimetri dalla sua testa, un altro danzatore lo spingeva e prendeva il mattone, lo rilanciava e così via,
O ancora in tre: uno lanciava un mattone a un secondo che si stava mettendo la giacca di spalle, così il terzo interveniva e prendeva lui il mattone, sempre all’ultimo momento ovviamente, e lo lanciava a un altro che nel frattempo si stava anche lui mettendo la giacca di spalle, così interviene il secondo a prendere il mattone e così via…e dopo questo caotico pezzo dove avevo il cuore in gola costantemente per un quarto d’ora, finché i danzatori pulivano il palco, perché ovviamente il pezzo è andato in crescendo e hanno rotto i mattoni e così via, è caduta una piuma, e un danzatore ci ha giocato per cinque minuti buoni, facendo si che non cadesse per terra…
Poi la cosa comica è che è finita in mezzo al pubblico, e anche il pubblico ha provato a soffiare per far volare la piuma…ma è durata trenta secondi forse.

ultima vez
L’ultima cosa che racconto, è stata la sedia per aria! Hanno appeso una sedia a circa due metri dal palco, ma a testa in giù, e i danzatori la usavano tipo trapezio, si arrampicavano, e si sedevano con le gambe incrociate, in una posizione perfettamente quotidiana, ma al rovescio, poi si tiravano giù a vicenda senza troppa delicatezza, oppure cadevano quasi a peso morto, poi si aggrappavano e dondolavano come fosse un’altalena…insomma…mi dispiace un sacco che l’unica tappa in italia sia a roma…

A different Sleeping Beauty

When someone can take a classic work and put in something new…
The Cullberg Ballet, Mats Ek choreographer dancing on Pyotr Ilyich Tchaikovsky’s Sleeping Beauty (1999).

Cunningham su Cage

Merce Cunningham (proprio lui) danza sulle Variations V di John Cage (molti anni fa,,,)

Disordini a Teatro

Disordini a teatro ce ne sono stati tanti, ma probabilmente nessuno ha avuto la valenza culturale di quelli scatenatisi durante la prima della Sagra della Primavera di Stravinsky, con le coreografie di Nijinsky e i Balletti Russi di Diaghilev, il 29 maggio 1913 al Théatre des Champs-Elysées a Parigi.
Tutto era nuovo. I costumi. così lontani da quelli del balletto classico, furono giudicati oltraggiosi. Le coreografie, per quei tempi sembravano innaturali e disordinate perché erano asimmetriche ed era una delle prime volte che accadeva. E infine la musica, spesso aspra, dissonante e in ogni caso difficile da seguire. Il tutto provocò un pandemonio tale che, in certi momenti, i musicisti quasi non si sentivano l’un l’altro.
Ho spesso desiderato di assistere a quella prima, a un momento in cui la musica e la danza, insieme, hanno voltato pagina e adesso, cercando i nomi di compositori su YouTube, trovo questi 4 filmati che, visti in serie, raccontano proprio quell’evento.
Ovviamente non è un film originale. Si tratta di una drammatizzazione ricostruita e trasmessa dalla BBC con il titolo di “Riot at the Rite“. Conoscendo la BBC, la ricostruzione dovrebbe essere piuttosto accurata. Il corpo di ballo è il Finnish National Ballet (prima ballerina Zinaida Yanowsky). Le coreografie originali sono state ricreate da Millicent Hodson. I costumi sono riprodotti accuratamente basandosi su disegni dell’epoca che ho visto anch’io e da quanto ricordo, confermo.
Perfino la gente che all’inizio si fa aria furiosamente è coerente con il fatto che a Parigi, in quei giorni, c’erano più di 30° (capite perché in un vecchio post ho detto che, con una TV così, il canone lo pagherei volentieri).
Ovviamente gli schiamazzi del pubblico e i dialoghi sono in inglese e non sappiamo quanto siano precisi, comunque sono verosimili (spazzatura! tornatene in Russia!). A un certo punto uno dice “Ecco, così danzavano i primitivi!”. E un altro gli risponde “E tu come fai a saperlo!?”
Ma alla fine molta gente applaude. Come artista, ci vuole una grande forza per sopravvivere a una simile esperienza.
Il programma è stato trasmesso in Marzo. Spero che la BBC ne faccia un DVD. I video di YouTube, infatti, sono di bassa qualità. Quello qui sotto è il primo. Gli altri sono: 2, 3, 4.

Dansen op de straten

MG: Abbiamo una nuova corrispondente dal 51° parallelo. Valeria è a Rotterdam per studiare danza contemporanea. Oltre alla passione (artistica), ci unisce il fatto che entrambi siamo nati nel giorno dell’icona lontana.
Valeria ci aggiornerà, in modo informale, sugli spettacoli e gli eventi delle terre basse, lassù, dove il vento spazza le dune fra spruzzi di pioggia, gli animali di plastica camminano sulla sabbia e la gente comunica con versi tipo hoop aan van der eek.
Dato che anche a me piace parlare di danza, infilerò qui e la delle note in corsivo.

Krisztina de Chatel

Uno dei primi spettacoli che ho visto è stata Krisztina de Châtel. Ha fatto lavorare dei danzatori, in modo molto meccanico e ripetitivo, come dei netturbini e le macchine che usano loro. Il tutto, infatti, era ambientato in una specie di vecchia stazione abbandonata..
Penso che la provocazione fosse se al giorno d’oggi anche il più semplice dei lavori si possa considerare arte, o se l’arte al giorno d’oggi venga considerata come uno dei lavori più semplici se non addirittura come spazzatura….

MegPoi ho visto la scandalosa Meg Stuart!!!
È molto, molto sperimentale, decisamente ai confini con il teatro. Ha trattato la malattia mentale, ma è stato da brivido..è stato troppo astratto è violento da guardare e raccontare, fai conto che alla fine non avevo neanche l’energia per applaudire, ma per renderti l’idea, l’atmosfera era da nido sul cuculo…forse anche più forte…se non per il fatto che hai delle persone in carne ed ossa davanti al naso!!

MG: Grande Meg Stuart. Americana emigrata a Bruxelles (credo che attualmente stia temporaneamente a Berlino). Non è ottimista e lo dimostrano i nomi che sceglie: il suo gruppo si chiama Damaged Goods, lo spettacolo di cui ho visto delle foto in prova si intitolava It’s not funny, un altro spettacolo era Crash Landing e così via.
Lei cerca di unire danza, teatro, arte visuale, architettura, coreografie sociali.

Poi lo Scapino Ballet… Che roba, quanti soldi sprecati, e sono la compagnia più famosa di Rotterdam!!
Bravi i ballerini, per carità, ma sembrava più che altro il saggio di una scuola..tutti pezzi staccati, scollegati, che puntavano solamente a far vedere quanto bravi erano i ballerini che bei salti e che belle gambe….va beh, buon per loro!! 😮

MG: In effetti il loro sito sembra quello di qualche maledetto modaiolo. Quando la danza sconfina nella pura ginnastica, yuri chechi è meglio…
Comunque, può essere un caso, nel senso che una compagnia a volte lo fa perché è in un momento di transizione fra uno spettacolo e l’altro. Quando il vecchio è stato abbandonato e il nuovo non è ancora pronto, si fa un po’ di roba di repertorio. Non si dovrebbe, però a volte capita…

Infine Van Daele. Molto forte anche questo perché era ballato da quattro donne molto animalesche, a tratti accompagnate da una cantante-musicista. Era tutto basato sulla rabbia (in effetti erano incazzate come iene), sulla costante tensione di una volontà che vuole più di ogni altra cosa ribellarsi dal giogo di una forza superiore che la sfrutta di continuo e la costante sottomissione per debolezza…

Per ora è tutto,
Saluti da Rotterdam