Le isole senza lunedì

beringVisto che siamo in tema di ferie…

Lo stretto di Bering, situato fra l’Alaska e l’estremo oriente della Russia, è largo solo 53 miglia (circa 85 km). Considerato che nel mezzo dello stretto ci sono due isole, l’una russa e l’altra americana, separate da un braccio di mare di soli 3 km e che l’intero stretto è ghiacciato per tutto l’inverno, è la zona in cui l’Eurasia e l’America arrivano praticamente a toccarsi, è l’unico luogo in cui è possibile attraversare quell’immane fossa che è l’Oceano Pacifico, ma è anche il punto di contatto fra due realtà culturali diverse e per decenni nemiche.
Non è sempre stato così. Durante le ere glaciali, l’area dello stretto emergeva dalle acque formando un ponte di terra, detto Beringia, che poteva essere attraversato a piedi. I primi esseri umani arrivarono nel continente americano in questo modo durante l’ultima era glaciale, e si diffusero successivamente verso sud.
Lo stretto prende il nome da Vitus Bering, un esploratore russo (danese di nascita) che lo attraversò nel 1728. L’isolamento, il clima estremo, ma soprattutto le tensioni geopolitiche hanno fatto di questo luogo un limbo ghiacciato ai confini della realtà.
Ma la cosa più curiosa sono le due isole che si trovano esattamente nel mezzo.
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Grand pianos on the beach

pianos
Vicino a Schiermonnikoog, Friesland (Netherlands, 53º 30′ 2.74″ N 6º 9′ 50.46″ E) si trovano (trovavano?) questi enormi pianoforti abbandonati sulla spiaggia, immortalati in una foto di Gerard Kip.
Qui l’immagine in dimensioni originali.

Near Schiermonnikoog, Friesland (Netherlands, 53º 30′ 2.74″ N 6º 9′ 50.46″ E) there are (was?) this big grand pianos on the beach. Photo by Gerard Kip.
Click here for a larger image.

L’isola di Hashima

 

Hashima (Gunkanjima) | Travel Japan - Japan National Tourism Organization  (Official Site)

L’isola di Hashima (端島 trad. qualcosa come isola di confine o isola del bordo), chiamata anche Gunkanjima (軍艦島 trad. isola nave da guerra, per le coste cementate e la forma), è una delle 500+ isolette disabitate nei pressi di Nagasaki, nella parte sud.ovest del Giappone.
Il fatto è che, invece, fino al 1974, era uno dei luoghi a più alta densità abitativa del globo. L’isola fu acquistata dalla Mitsubishi nel 1890, con l’idea di scavarvi una miniera di carbone.
Nel 1916 vennero costruiti gli alloggi per i lavoratori e la miniera venne sfruttata fino al 1974. Nel 1959 la popolazione raggiunse i 5000 abitanti circa, cioè 835 abitanti per ettaro, che equivalgono alla pazzesca densità di 83500 ab. per Km2 (1 ettaro = 0.01 Km2; per confronto, la regione italiana con la densità maggiore è la Campania: 421 ab./Km2).
Il verde era quasi completamente scomparso dall’isola, tanto che qui venne girato il film Midori Naki Shima (The Greenless Island, 1949). Un altro famoso (in Giappone) film ambientato in Gunkanjima è il recente seguito di Battle Royale: Battle Royale II, The Requiem (2003).
Negli anni ’60, poi, iniziò il declino del carbone e l’isola venne gradualmente abbandonata, fino alla sua chiusura definitiva nel 1974 (chiusura anche a qualsiasi tipo di visita perché pericolosa: io l’ho visitata a suo tempo approfittando del caos creato da una manifestazione di Greenpeace).
Stranamente, non è stata fatta nessuna riconversione. Gli edifici sono stati abbandonati all’usura del tempo e sono ormai dei ruderi spettrali che stanno assumendo un valore di archeologia industriale al punto che il governo pensa di riaprirla (una decisione era attesa per Aprile, ma non ne so niente).
Trovate delle belle foto qui

Il deposito dei 10000 anni

signal
Effettivamente la foto del 25 Aprile si riferiva a Chernobyl.
Finora, il sarcofago di Chernobyl era additato come il più evidente monumento alla follia autodistruttiva dell’uomo, destinato ad essere conservato integro per migliaia di anni e utilizzato dagli oppositori del nucleare per dimostrare la sua pericolosità.
I fautori dell’energia nucleare, invece, sostengono, a ragione, che la centrale di Chernobyl era un impianto vecchio e insicuro, ma ora, negli Stati Uniti, additati come dimostrazione dell’esistenza di centrali sicure, è quasi completo un altro monumento a mio avviso ancora più folle, perché non è frutto di un incidente, ma di un pensiero lucido e razionale.
Si tratta del Waste Isolation Pilot Plant (WIPP), una discarica nucleare sotterranea situata nel deserto del New Mexico, profonda fino 2150 piedi (ca. 650 m).
Qui sono stati depositati per anni tutti i rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali nucleari degli USA e quando sarà pieno (ed è quasi pieno) dovrà essere sigillato definitivamente.
Certamente il WIPP è sicuro. Test continui anche di terze parti, hanno dimostrato che nessuna radiazione sfugge dal deposito sotterraneo e si può anche camminarci sopra in assoluta sicurezza. Se è per questo, ci credo, ma il punto non è questo.
Il punto è che, dal momento della chiusura, sarà necessario segnalare chiaramente che chi scava qui, muore. E non solo: scavando si potrebbe aprire un vaso di pandora in grado di avvelenare una vasta area, prima che la fonte venga identificata e richiusa.
Fin qui niente di strano. Il governo americano è certamente in grado di impedire l’accesso all’area. Il problema, però, sta nel fatto che questo divieto dovrà essere mantenuto per almeno 10.000 anni, tale è il periodo di tempo necessario perché le scorie diventino relativamente innocue.
10.000 anni sono un periodo di tempo inimmaginabile. I monumenti più antichi che abbiamo, le piramidi, esistono dalla metà di questo tempo.
Il problema che i tecnici stanno affrontando è di far sì che questa informazione vitale venga tramandata e si conservi intatta per questo inimmaginabile periodo di tempo.
Guardate questa immagine:
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Per noi è chiarissima, ma cosa dirà ai nostri discendenti anche fra “soli” 3000 anni? Come sarà la razza umana fra 10000 anni? Come progettare un messaggio che mantenga intatto il suo significato nonostante le inimmaginabili differenze culturali che si produrranno?
Se ne è occupata la Sandia Corporation, producendo un suggestivo rapporto in cui si immagina di costruire strutture che evochino un senso di pericolo, come quella nell’immagine di apertura. Suggerimenti solo in parte accolti dal governo, che ha optato per soluzioni più tradizionali, ma qualsiasi soluzione, a mio avviso, è insufficiente di fronte alla curiosità umana.
Così come le maledizioni e le iscrizioni non ci hanno impedito di entrare nelle tombe dei faraoni, nessuna struttura è in grado di impedire che i nostri lontani discendenti cerchino di capire cosa c’è lì, anzi, per me, la presenza di costruzioni strane e uniche come quelle proposte nel rapporto di cui sopra, sarebbe solo un incentivo a scavare.

KPN Telecom building

kpn_screen

L’edificio della KPN Telecom, situato a Rotterdam e progettato da Renzo Piano è dotato di uno schermo monocromatico di 2922 m2 formato da 896 lampade quadrate disposte in una griglia di 22*41 che creano una immagine o animazione di m 37.8 di larghezza e 72 m di altezza.

The KPN Telecom building, situated in Rotterdam NL and designed by Renzo Piano, is equiped with a unique monochrome, 2922 m2 screen consisting of 896 square lamps in a 22*41 grid creating a w37.8m * h72m image or animation.

-46°

yakutsk
Oggi a Yakutsk va bene. La temperatura è -38° (38° sotto zero), ma qualche giorno fa era -46°.
Yakutsk ( o Jakutsk, in russo Яку́тск), capitale della ex-Yakutia (sì esiste, non è una invenzione di Risiko, ma oggi si chiama Sakha), è il luogo più freddo dell’emisfero nord.
Pur essendo alla moderata latitudine di 62.5°N e a 450 Km dal circolo polare artico, questa ridente cittadina (ca. 210.000 ab.) è più fredda del polo perché si trova nel bel mezzo della Siberia, lontana dal mare.
Qui molte cose strane gelano. Gela, per esempio, il vapore acqueo sospeso nell’aria che, se non c’è vento, forma una densa nebbia e quando ci camminate attraverso, dietro di voi si forma un tunnel perfettamente visibile, tanto che i bambini, al mattino, andando a scuola, giocano a indovinare chi è passato di lì (qui è passata la nostra compagna cicciona e qui quell’insegnante altissimo…).
A queste temperature, l’acqua contenuta nella pelle si raffredda molto rapidamente e qualsiasi parte di epidermide non coperta, dopo poco tempo, fa male (almeno al sottoscritto; gli indigeni sono più corazzati).
Però la città è carina. Attraversata dal fiume Lena (uno dei grandi fiumi siberiani), ha una cattedrale suggestiva, 15 musei (parecchi sulla cultura popolare, il museo dei mammuth e uno con i più bei diamanti scavati in Siberia, accessibile solo a gruppi di 4 persone alla volta per ragioni di sicurezza), l’istituto di ricerca sul permafrost che vi fare un bel giro sottoterra e parecchi hotels.
L’estate, invece, la temperatura supera i 20° facendo di Yakutsk il luogo con la maggiore escursione termica sulla terra. Ma allora è solo una cittadina siberiana come tante altre.
Quindi andateci, ma se lo fate, andateci d’inverno.
Ecco qualche bella foto.

Micronazioni

sealand
In breve, la notizia (segnalata da Nicola) è questa;
il gruppo svedese anti-copyright The Pirate Bay sta raccogliendo fondi per acquistare una micronazione e piazzarci un server per distribuire contenuti sfuggendo alle leggi sul copyright grazie all’extra territorialità.
La storia è simpatica, e ci offre l’opportunità di raccontare qualcosa sulle micronazioni (penso che pochi sappiano cosa sono e che esistono, oltre naturalmente a quella già note come il Vaticano, S.Marino, Andorra, etc).
In pratica, un micronazione è un lembo di territorio che, per qualche anomalia geografica e/o storica non sembra ricadere sotto la giurisdizione di alcuno stato oppure una parte di territorio che ha rivendicato la propria indipendenza e ottenuto qualche tipo di riconoscimento.
Nella prima categoria ricade, per esempio, l’isola artificiale di Sealand (nella foto) che è proprio quella che The Pirate Bay vorrebbe comprare.
La storia è questa. Durante la seconda guerra mondiale il governo inglese aveva costruito delle piattaforme marine dotate di artiglieria poco oltre le acque territoriali. Servivano per avvistare in anticipo gli aerei e soprattutto i missili nazisti (V1 e V2) e abbatterli prima che arrivassero sul territorio inglese.
Alla fine della guerra vennero tutte demolite tranne una, il famoso royal fort Roughs Tower che sorge a nord della foce del Tamigi a 7 miglia dalla costa (il limite delle acque territoriali era allora di 6 miglia).
Per molti anni Roughs Tower rimase abbandonata, res derelicta et terra nullius fino a quando, il 2 settembre 1967, l’ex maggiore Paddy Roy Bates la occupò, dichiarandola territorio indipendente, andando a viverci e dandole il nome di Principato di Sealand.
Ovviamente il governo inglese reagì inviando truppe. Vennero sparati anche alcuni colpi. Bates era sempre cittadino inglese, per cui venne arrestato e processato e qui arriva il colpo di scena.
Come era suo dovere, la giustizia inglese, che spesso è seria, si dichiarò incompetente per territorio, perché l’isola è fuori dalle acque territoriali. Roy di Sealand ritornò libero alla sua isola che ricevette un primo importante imprimatur di indipendenza.
Più tardi accaddero altri fatti cruenti. Nel 1978, mercenari olandesi al soldo di un uomo d’affari tedesco occuparono l’isola con la forza, ma vennero poi sconfitti e fatti prigionieri da Roy (che in quel momento si trovava in Inghilterra) e dai suoi uomini. Di conseguenza, i governi olandese e tedesco intavolarono trattative con Sealand per il rilascio dei prigionieri, dando all’isola un ulteriore riconoscimento di sovranità.
La situazione attuale di Sealand sembra essere tranquilla. Un internet provider, HavenCo Limited, ha anche posto la propria sede sull’isola, dotandola di una connessione ad alta velocità e pubblicizza la propria sede extra-territoriale come fonte di sicurezza per dati sensibili e transazioni finanziare al riparo dalle grinfie governative.
Ecco quindi l’interesse di Pirate Bay che vorrebbe farne un centro di distribuzione di materiale copyrighted in barba alle leggi europee. Per ora hanno raccolto solo $14.000.

Fin qui la storia di Sealand, ma pochissimi sanno che un tentativo analogo è stato fatto anche in Italia. Nel 1965, un costruttore, tale ing. Rosa, edificò una piattaforma in Adriatico, davanti a Bellaria, poco fuori le acque territoriali.
L’isola venne aperta al pubblico nel 1967. Si pensava di impiantarvi una serie di attività commerciali: un ufficio postale, un negozio di souvenir, un piccolo albergo, un ristorante, un bar ed un night-club.
Il 1 maggio 1968 venne dichiarata l’indipendenza e la piattaforma venne battezzata Isola delle Rose. Le azioni di Rosa furono viste dal governo italiano come uno stratagemma per raccogliere i proventi turistici senza il pagamento delle relative tasse e la reazione fu dura: 55 giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza, il 25 giugno 1968, un gruppo di quattro carabinieri ed alcuni ispettori delle imposte atterrarono sull’isola e ne presero possesso, senza alcun atto di violenza, con un’azione ai limiti del diritto internazionale. Il governo della Repubblica dell’Isola delle Rose inviò telegrammi di protesta anche al governo italiano, ma fu ignorato. L’11 febbraio 1969, sommozzatori della Marina Militare Italiana distrussero con l’esplosivo la piattaforma artificiale, eseguendo la sentenza del Consiglio di Stato di giovedì 17 luglio 1969. La proprietà si rifece prima al TAR, poi al Tribunale Internazionale dell’Aja, ma, alla fine, cedette e dell’Isola delle Rose e di ciò che si favoleggiava attorno, nessuno parlò più.

Winchester Mystery House

Aerial view

Sito di riferimento

This is the story of a house. A big house that I’ve seen many years ago and that I had forgotten until some days ago, when I have read its name in a book about bob Dylan.
It’s the Winchester Mystery House, an infamous California mansion that was under construction continuously for nearly 40 years and is reputed to be haunted. Construction of the San Jose, California mansion began in 1884, financed by owner Sarah L. Winchester, the widow of gun magnate William Wirt Winchester. Construction continued 24 hours a day, seven days a week, 365 days a year, until her death 38 years later in 1922. The cost for such constant building has been estimated at about US$5.5 million.
The mansion is renowned for its size and lack of a master building plan. Sarah Winchester believed the house was haunted by the ghosts of individuals killed by Winchester rifles, and that only continuous construction would appease them. It is located at 525 South Winchester Blvd. in San Jose.
Sarah Winchester inherited more than $20 million upon her husband’s death. She also received nearly 50 percent ownership of the Winchester Repeating Arms Company, giving her an income of roughly $1,000 per day, none of which was taxable until 1913. This amount is roughly equivalent to $19,000 in 2005 dollars.
Deeply saddened by her husband’s death and seeking solace, she consulted a spiritualist on the advice of a friend. According to legend the medium (who has become known colloquially as the “Boston Medium”), told Winchester that there was a curse upon the Winchester family because the guns they made had taken so many lives. She told Winchester that “thousands of persons have died because of it and their spirits are now seeking vengeance.”
Although this is disputed, many believe the Boston Medium told her she needed to leave her home in New Haven and travel west, where she must “build a home for yourself and for the spirits who have fallen from this terrible weapon, too. You can never stop building the house. If you continue building, you will live. Stop and you will die.” Whether this tale is true or not, Winchester did move west, settling in California. Some believe Winchester followed the medium’s directions to distract the spirits she believed were hunting her. She was reported to have slept in a different room each night for some time.
Every night, Sarah would go to her Seance Room to receive messages from the spirits telling her what she should build. The orders from the spirits resulted in many strange constructions, such as doors that open onto walls, stairs that go nowhere, a cupboard that has only 1/2 inch of storage space, and tiny doorways and hallways just big enough for Sarah (who was 4’10” and of slight build) to fit through.
Prior to the 1906 earthquake, the house had been built up to seven stories tall, but today the highest point is the fourth floor. The house is predominantly wood frame construction, with a brick foundation. There are 160 rooms, including 40 bedrooms and two ballrooms. The house also has 47 fireplaces, 10,000 window panes, 17 chimneys (with evidence of two others), two basements and three elevators.
The house retains unique touches that reflect Winchester’s beliefs and her reported preoccupation with warding off malevolent spirits. The number thirteen and spiderweb motifs, which she considered to be lucky, reappear around the house. For example, an expensive imported chandelier that originally had 12 candle-holders was altered to accommodate 13 candles, wall clothes hooks are in multiples of 13, and a spiderweb-patterned Tiffany window contains 13 colored stones. In tribute, the house’s current groundskeepers have created a topiary tree shaped like the number 13.
Today, several different tours of the house are available, including flashlight tours at night on dates around Halloween and each Friday the 13th.
Here is a big aerial view of the house. This image shows the house’s size, but can’t reveal the construction’s complexity. This b/w image shows a closer look.

The house website
English text is taken from Wikipedia.

Chernobyl-4

Chernobyl-4Si parla molto di Chernobyl in questi giorni perché oggi è il 25 Aprile. Sono passati 20 anni dal disastro e le TV si sforzano a raccattare filmati di repertorio o di visite più o meno recenti.
Se avete voglia di farvi un’idea un po’ più reale di quanto è successo, andatevi a vedere il viaggio di questa ragazza,
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