Sputnik 1

sputnik
UPDATE 2023

Sputnik 1 (Russian: “Спутник-1”, “Satellite-1”, or literally “Co-traveler-1” byname ПС-1 (PS-1, i.e. “Простейший Спутник-1”, or Elementary Satellite-1)) was the first artificial satellite to be put into geocentric orbit. Launched by the Soviet Union on October 4, 1957, it was the first satellite of the Sputnik program.
The satellite helped to identify the density of high atmospheric layers by its orbit change and provided data on radio-signal distribution in the ionosphere. Because the satellite’s body was filled with pressurized nitrogen, Sputnik 1 also provided the first opportunity for meteorite detection, as losses in internal pressure due to meteoroid penetration of the outer surface would have been evident in the temperature data. The unanticipated announcement of Sputnik 1’s success precipitated the Sputnik crisis in the United States and ignited the so-called Space Race within the Cold War.
Sputnik-1 was set in motion during the International Geophysical Year from the 5th Tyuratam range in Kazakh SSR (now Baikonur Cosmodrome). The satellite travelled at 29,000 kilometers (18,000 mi) per hour and emitted radio signals at around 20.005 and 40.002 MHz which were monitored by Amateur radio operators throughout the world. The signals continued for 22 days until the transmitter batteries ran out on October 26, 1957. Sputnik 1 burned as it fell from orbit upon reentering Earth’s atmosphere, after traveling about 60 million km (37 million miles) in orbit.

Standard elettrici nel mondo

Ach!
Finalmente una pagina utile in questo c…o di internet!
Standard elettrici in tutti i paesi del mondo con tensione, frequenza e tipo di presa.
Peccato manchi l’immagine della presa di tipo A.

iPod bloccati

Secondo questo sito, nuovi iPod hanno un codice (un checksum) crittografico che impedisce agli utenti di usarli con applicazioni di terze parti. La notizia è ripresa e confermata anche da Boing Boing.
Traducendo, questo significa che iTunes resta l’unico software capace di gestire un iPod. In soldoni, vuol dire che coloro che preferivano usare Winamp o qualche altro player per gestire l’iPod, con i nuovi modelli non potranno più farlo.
Con la nuova serie, il nuovo Nano, il Classic e l’iTouch, soltanto iTunes è in grado di accedere alla lista dei brani e alle playlist, mentre gli altri player vedono zero file.
Questo però significa anche che gli iPod non potranno più essere utilizzati con sistemi operativi su cui non esiste iTunes, primo fra tutti Linux.
Ma notate che tutto ciò non ha niente a che fare con la pirateria. Serve piuttosto a limitare le scelte di chi acquista un iPod.
La cosa potrebbe sembrare assurda: considerato che questo taglia fuori gli utenti Linux, Apple spende del denaro in ingegnerizzazione per eliminare alcune funzionalità dell’apparecchio e limitare il numero dei potenziali clienti.
Perché lo fa? Una prima spiegazione è evitare che i suoi competitors possano costruire dei software che possano caricare in iPod dei brani che non provengono da iTunes. Ora che parecchie major del disco iniziano a vendere brano senza protezione (DRM), si impedisce agli utenti di acquistare i brani ovunque e caricarli nell’iPod e in pratica questo significa legarli a iTunes.
Inoltre Apple introduce queste restrizioni con il Digital Millennium Copyright Act dalla sua parte, per cui eludere questa protezione è un atto illegale.
È un po’ come vendere un’auto che funziona solo con una determinata marca di benzina, quando sul mercato ne esistono di più economiche e soprattutto senza restrizioni.
Questo gioco è stato fatto altre volte: una azienda lancia un prodotto che ha successo e conquista una solida posizione sul mercato. Poi, quando le altre aziende reagiscono con prodotti più innovativi o a prezzi inferiori, introduce limitazioni per legare a sé almeno gli utenti che ha.
In questo gioco, quelli che pagano il prezzo maggiore sono, come accade spesso, gli utenti. Costoro, poi, reagiscono a quella che considerano una ingiustizia e qualcuno fabbrica un crack e questo è illegale.

Robot Drum

I giapponesi, nella loro ossessione per i robot (c’è anche un blog dedicato), non trascurano la musica.
Qui vedete alcuni robot impegnati al tamburo tradizionale daiko.
Quello che fanno può sembrare banale, ma non lo è. Se uno dei due esegue un ritmo regolare, l’altro suona in controtempo, il che significa che il secondo ascolta il primo e trattandosi di robot, non è poco.

MIDI Controllers

Controller Zone è una interessante pagina che raccoglie link ai produttori di una serie di superfici di controllo MIDI, cioè quegli oggetti che permettono di inviare dati MIDI tramite faders, potenziometri e bottoni, oppure con sistemi un po’ meno usuali come un theremin MIDI o un sistema che genera dati a partire dalle onde cerebrali.

Cilindri e dischi

cilindro
solchi

1877: Edison registra la voce umana (“Mary had a little lamb”) mediante solchi incisi su un cilindro di stagno.
Per avere un’idea della resa, questa è la voce di Edison registrata da uno dei suoi fonografi. Non è male pensando all’epoca, ma ovviamente è voce parlata, quindi a banda limitata; la musica sarebbe venuta molto peggio. È interessante notare come Edison si rendesse perfettamente conto dei suoi limiti: il fonografo, infatti, non venne pubblicizzato come apparecchio per incidere musica, ma come dittafono per ufficio o per l’archiviazione di discorsi e di testimonianze di vari tipi (processi, riunioni, etc). La storia lo smentirà in breve.
Il fonografo fu brevettato nel 1878.
Negli anni seguenti altri inventori cercarono di migliorare il prototipo di Edison apportando varianti tali da giustificare altri brevetti (non si brevetta l’idea, ma l’oggetto). Nel 1885, Bell e Tainter brevettarono il “grafofono” che usava cilindri ricoperti di cera, mentre, nel 1887, Berliner creò il “grammofono” che incideva un disco al posto del cilindro.
Quest’ultimo fu il primo ad arrivare alla produzione di massa nel 1888 con un disco di 7 pollici che girava a 30 giri/min. (2 min di durata). Ma, solo un anno dopo, Edward D. Easton fondò la Columbia Phonograph Co. con l’idea di commercializzare un sistema a cilindri. Era l’inizio della lotta “cilindro contro disco” che continuerà fino al 1913.
Sopra: il Fonografo di Edison e i solchi di “Mary had a little lamb”.

victorNel 1890 abbiamo il primo jukebox a cilindri. Esposto al San Francisco’s Palais Royal Saloon e funzionante a monete, incassò più di $ 1000 in 6 mesi nonostante disponesse di soli 4 cilindri.
La produzione di massa inizia nel 1893: Berliner vende 1000 grammofoni e 25000 dischi. In pochi anni vengono fondate varie etichette discografiche, fra cui Victor e Odeon.
Nel 1903, in Europa, si vendono dischi da 10 pollici (circa 25 cm, durata 4 minuti) di artisti famosi come Caruso. Viene registrato l’Ernani, di Verdi, su 40 dischi. Si realizza un prototipo di disco inciso su ambo i lati. A lato: il famoso logo della Victor.
1908: i primi famosi cantanti americani dell’epoca (John Lomax, John McCormack) firmano contratti discografici.
Nel 1910 erano già disponibili dischi a 78 giri con formati da 7 a 21 pollici e durata fino a 8 minuti. Nel frattempo (1909) era stata inventata la bakelite, una resina plastica con cui i dischi venivano costruiti e stampati a caldo.

Anche per i musicisti si apre l’era della riproducibilità tecnica che, insieme alla radio inventata nel 1894, rivolta letteralmente il modo in cui si concepisce la musica.

La prima macchina musicale (forse)

colosso di memnone
L’idea di costruire una macchina in grado di riprodurre la musica è sempre esistita.
La prima macchina musicale di cui abbiamo notizia è la colossale statua di Memnone a Tebe, costruita intorno al 1500 AC. In realtà si tratta di due statue gemelle che rappresentano il faraone Amenhotep III (XV secolo AC) in posizione seduta, con le mani sulle ginocchia e lo sguardo rivolto a est, verso il fiume e il sole nascente. Solo una di esse, però, era sonora.
Il nome con cui sono tuttora conosciute queste statue, Colossi di Memnone, fu coniato dagli storici greci, che le associarono all’eroe mitologico.

Memnone, infatti, è un personaggio omerico: re etiope, figlio dell’Aurora e di un principe troiano, accorse in aiuto di Troia e perì sotto le sue mura per mano di Achille.
Nell’immaginazione dei visitatori di età classica, l’eroe raffigurato nella statua salutava la madre (Eos dea dell’alba) con un suono come di corde di cetra che si spezzassero. La cosa è stata spiegata con la presenza, nella quarzite in cui è intagliata la statua, di cristalli, i quali in un certo qual modo si assestavano in seguito alla differenza di temperatura, veramente notevole in quella zona, tra la notte ed il giorno. [ipotesi del prof. Barocas].
Dopo un restauro, effettuato in epoca romana per volere dell’imperatore Settimio Severo, nel 199 d.C. i suoni cessarono di essere udibili.

tratto dalla mia dispensa dedicata alla Cronologia della Tecnologia Audio e della Musica Elettroacustica.

The magical, marvelous Moog

Ecco una lista di album in cui i suoni del Moog Synthesizer hanno un ruolo essenziale.
E qui, il sito della Bob Moog Foundation.

Dov’è finito il mio isotopo?

advertising
Sicuramente non capirete il testo (è urdu), ma riconoscerete il simbolo di materiale radioattivo.
Questo annuncio, pubblicato la scorsa settimana sui principali quotidiani pakistani, sta facendo drizzare i capelli agli esperti di sicurezza occidentali. In pratica, istruisce la popolazione su cosa fare nel caso ci si imbatta, per puro caso, in un po’ di materiale radioattivo.
Finora, non risulta che in Pakistan sia andato perduto del materiale radioattivo, ma le riserve pakistane sono malamente archiviate e secondo Nature, il padre del locale programma nucleare, A.Q. Khan, è noto per aver venduto segreti tecnologici al mercato nero.
Le autorità minimizzano il senso di questa campagna, sostenendo che è finalizzata a proteggere la popolazione dal ritrovamento di materiali utilizzati in vecchi impianti medici e industriali. In effetti, nel 1987, un barattolo di cesio-137 abbandonato in una discarica brasiliana ha contaminato 244 persone e in marzo, un contenitore di yellowcake (ossido di uranio) è saltato fuori in una agenzia di pegni a Los Angeles.
Nonostante queste considerazioni, la campagna pakistana è considerata “preoccupante” da parte degli esperti occidentali.

From Nature

Internal Watch

internal watch
È fantastico il livello di …. [non so cosa scrivere; mi vengono troppe parole e tutte sono passibili di querela] a cui possono arrivare produttori e consumatori.
L’orologio che vedete a destra è dichiaratamente non funzionale. Il produttore dice:

The internal watch is encased in leather, rendering it a non-functional timepiece. Perfect for the man with no time. Black. 9″ x 2″.

Prezzo: $275

Non vi dico neanche il sito, apposta.