I Radiohead saltano il fosso

Radiohead
Da vari giorni, ormai, tutti parlano dell’iniziativa dei Radiohead che hanno deciso di tagliare fuori le major del disco e vendere il nuovo disco, In Rainbows, direttamente dal proprio sito.
Hanno colpito anche le modalità della vendita, con il pubblico chiamato a fare un’offerta libera per la versione digitale del disco.
In breve, i prodotti in vendita sul sito radiohead.com sono due, l’uno fisico, l’altro digitale:

  • quello fisico è un lussuoso discbox comprendente due CD e due vinili con materiale inedito. Uno dei CD è un mixed con alcuni brani, immagini e artwork vario. L’acquisto include anche la versione digitale del disco.
    Il box è a prezzo fisso: £ 40 (circa € 60) e sarà spedito a partire dal 3 dicembre (si accettano prenotazioni).
  • Il prodotto digitale, invece, è il nuovo disco senza il materiale extra contenuto nel box. Suppongo che il formato sia MP3, ma ne ignoro la qualità (nulla è riportato sul sito; sarebbe bello poter scaricare anche un formato senza perdita). Soprattutto, però, non si specifica se il formato digitale è affetto da DRM (protezione contro la copia). I download inizieranno il 10 ottobre, ma anche qui si può prenotare.
    Il punto interessante di questa seconda opzione, però, è il prezzo: come si dice sul sito, “really, it’s up to you”. Trattasi, cioè, di offerta libera: l’acquirente può offrire un prezzo qualsiasi scrivendolo nelle apposite caselline. Il minimo è nulla (ma se scrivi £ 00.00 finisci in una lunga coda, poi passi; non ho provato ad andare avanti, al limite si può offrire 1 penny + 45 pence di commissione carta di credito).

Non si tratta di una novità: gia la netlabel Magnatune (di cui abbiamo già parlato) e il negozio canadese Sheeba, fanno così (anche se Magnatune ha un’offerta minima di € 4). Quello che è importante, però, è che a farlo sia una delle più famose band del pianeta, il che dà coraggio anche agli altri e se non bastasse, offre alla gente un argomento sensato: “questo significa che vendere un disco a pochi soldi è possibile, quindi, perché dovremmo pagare € 18?”.
In effetti, come riferisce il Times, la notizia, annunciata con 4 righe sul blog della band, ha lasciato attoniti parecchi dirigenti delle major. Sempre secondo il Times, uno di loro ha dichiarato:

Sembra un’altra campana a morto; se la migliore band del mondo vuole andare avanti senza di noi, qual è il futuro del business musicale?

Fra le star, aveva cominciato Prince, vendendo il proprio disco come allegato a un periodico, anche se in cambio di un sostanzioso assegno.
Ora Thom Yorke ricara la dose spiegando la posizione della band con parole educate, ma pesanti (all’inglese):

I like the people at our record company, but the time is at hand when you have to ask why anyone needs one. And, yes, it probably would give us some perverse pleasure to say ‘F___ you’ to this decaying business model.

Trad. mia
Mi piace la gente della nostra compagnia discografica, ma è venuto il momento di chiedersi se qualcuno ha ancora bisogno di loro. E sì, probabilmente c’è anche un certo piacere perverso nel mandare questo decadente modello di business a farsi fottere.

R.E.M. Reloaded

remdrive xv

Dopo aver convinto una dozzina di band a risuonare l’intero Ok Computer dei Radiohead a dieci anni dall’uscita, il blog Stereogum ha fatto la stessa cosa per Automatic for the People dei R.E.M., del quale si festeggia il quindicesimo anniversario.
L’ascolto, a fronte dell’originale, è un ottimo test per capire come sia mutato il sound negli ultimi 15 anni.
Il disco, che in questa versione ha assunto il titolo di Drive XV, coinvolge band come Veils, Rogue Wave, Meat Puppets e può essere scaricato liberamente da questa pagina.
Potete ascoltarlo anche da qui grazie al player di Stereogum.

you should see the stereogum.com drive xv player here if you have flash

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Devolution

Quando li ho rivisti in YouTube non ho resistito alla tentazione di piazzare qui un video dei primi Devo, gruppo degli anni ’70 che già allora esplorava il concetto di Devolution, dandogli il corretto significato di inversione del processo evolutivo; in soldoni: stiamo tornando alle scimmie.
Eccoli eseguire con fare robotico la loro cover di Satisfaction.

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Kronos Quartet & Tom Waits

cd
In September 2003, Kronos teamed up with Tom Waits for a concert at Lincoln Center in New York to benefit the humanitarian organization Healing the Divide, and a live recording of the performance was released on July 10th.
Other performers that night included Philip Glass, Anoushka Shankar, and Foday Musa Suso.

Now we can listen to Kronos and Waits, with bassist Greg Cohen, performing Diamond In Your Mind on Myspace

Ancora Procol Harum

Tanto per continuare a parlare dei Procol Harum (una delle mie band preferite quando ero piccolo; la presenza contemporanea del piano e dell’organo era una grande idea), ascoltate un po’ questa canzone (Pilgrim’s Progress, la prima delle due, registrate alla TV tedesca nel 1972). Se orecchiate l’armonia (per i meno addetti, seguite la parte dell’organo), noterete che è praticamente identica alla più famosa Whiter Shade of Pale.
Al gruppo è stato dedicato l’asteroide 14024 scoperto nel 1986.

Procol Harum again (a favorite band when I was a boy).
Listen to this song (the first) called Pilgrim’s Progress, from a German TV show, about 1972.
You’ll see that the harmony is very closed to the famous Whiter Shade of Pale.

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A Salty Dog

Una delle più belle progressioni armoniche nella storia del pop (1969).


“All hands on deck! We’ve run afloat!”
I heard the captain cry
“Explore the ship! Replace the cook!
Let no one leave alive!”
Across the straits, around the horn
How far can sailors fly?
A twisted path, our tortured course
And no one left alive

We sailed for parts unknown to man
Where ships come home to die
No lofty peak, nor fortress bold
Could match our captain’s eye
Upon the seventh sea-sick day
We made our port of call
A sand so white, and sea so blue
No mortal place at all

We fired the guns and burned the mast
And rowed from ship to shore
The captain cried, we sailors wept
Our tears were tears of joy
Now many moons and many Junes
Have passed since we made land
Salty Dog, the seaman’s log
Your witness in my own hand

[NB; a salty dog, lett. un cane salato, è l’espressione inglese per un lupo di mare]

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1 giugno 1967

cover
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band compie 40 anni. L’album venne messo in vendita in Gran Bretagna il 1 giugno 1967 e in America il giorno seguente, dopo un periodo di registrazione durato ben 129 giorni nello studio 2 della Emi equipaggiato con 2 Studer a 4 piste, equipaggiamento notevole per quei tempi, ma che appare assolutamente ridicolo oggi.
Oltre a una incredibile quantità di innovazioni artistiche e stilistiche, con questo album i Beatles (ma anche George Martin, produttore e Geoff Emerick, sound engineer) portarono molte novità tecniche. Dall’uso di wah-wah e fuzzbox, nuovo per i Beatles ma non in assoluto, a voci e strumenti passati attraverso al leslie, fino al direct input del basso. collegato direttamente al mixer invece che a un amplificatore con relativo microfono e all’utilizzazione del Dolby in registrazione per ridurre il rumore di fondo generato dal bouncing (il pre-mixer delle 4 piste di un registratore su una dell’altro per aumentare in numero delle sovraincisioni).
Altri effetti usati per la prima volta in questo album sono l’automatic double tracking (ADT), un sistema inventato nel 1965 dal tecnico Emi Ken Townshend, che produce automaticamente uno sdoppiamento (doubling) del suono con alcuni millisecondi di ritardo e il varispeed che consiste nel registrare varie piste a velocità leggermente diverse (si sente bene sul backing voice di Lucy in the Sky with Diamonds).
Infine, l’album originale (ovvero, non in edizione americana) finisce con alcuni secondi di un tono a 15 kilohertz, suggerito da Lennon e secondo le sue parole, “especially intended to annoy your dog”, che portava la gente a chiedersi perché al termine del disco il cane abbaiasse sempre, seguito da un loop senza fine di voci, risate e vari rumori che venne spesso interpretato come un messaggio segreto. In realtà, anche ad una attenta analisi, l’unica frase che si distingue è quella di una voce accelerata che dice “never could see any other way”.
Il collage in copertina venne ideato dall’art director Robert Fraser, un artista inglese di una certa rilevanza negli anni ’60, e progettato dall’artista pop Sir Peter Thomas Blake (per sole 200 sterline). Dalla lista originale di 65 personaggi (+ 2 * 4 Beatles), vennero poi epurati: Cristo (la dichiarazione di Lennon sulla popolarità dei Beatles superiore a quella di Cristo aveva già prodotto abbastanza guai), Gandhi, per non avere noie con il mercato indiano e il comico Leo Gorcey che aveva chiesto £ 500 per l’uso della sua immagine. Anche Adolf Hitler era presente in alcune immagini, ma venne coperto nella foto finale, spostandolo dietro le immagini dei Beatles. La lista completa dei personaggi, tratta da wikipedia, è (dall’alto al basso)

Top row:

Second row:

Third row:

Front row:

Cliccate qui per una immagine più grande, mentre qui trovate una immagine numerata.

Il lento stillicidio del diventare vecchi

Time – Goddamn, you’re looking old
You’ll freeze and catch a cold
‘Cause you’ve left your coat behind
Take your time
Breaking up is hard, but keeping dark is hateful
I had so many dreams, I had so many breakthroughs
But you, my love, were kind, but love has left you dreamless
The door to dreams was closed. Your park was real and greenless
Perhaps you’re smiling now, smiling through this darkness
But all I had to give was the guilt for dreaming

We should be on by now

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Atti convegno su rock britannico

Here you can download the Proceedings of the International Conference “Composition and Experimentation in British Rock 1966-1976” held in Cremona, Italy, 2005.
There are very interesting lectures by reaserchers and musicians. Here is the index in english.

Da questo sito dell’Università di Pavia si possono scaricare gli atti del convegno “Composizione e sperimentazione nel rock britannico:1966-1976”, tenutosi a Cremona nell’ottobre 2005.
Alcuni interventi sono molto interessanti. Ecco l’indice in italiano:

Introduzione

Gianmario Borio / Serena Facci, Quarant’anni dopo… Una musicologia pluralistica per il rock britannico

Il paesaggio culturale

John Covach, L’estetica hippie: posizionamento culturale e ambizioni musicali nel primo progressive rock
Franco Fabbri, “Non al primo ascolto.” Complessità progressiva nella musica dei gruppi angloamericani, 1960-1967
Veniero Rizzardi, Il rock e l’autocritica del compositore

Nuovi strumenti e nuove tecnologie

Christophe Pirenne, Romanticismo vs economia: le tecnologie e lo sviluppo del progressive rock
Lelio Camilleri, Loop, trasformazioni e spazio sonoro
Laura Leante, Aspetti multimediali dell’esibizione concertistica

Tecniche compositive

Mark Spicer, Foxtrot dei Genesis
Allan Moore, Octopus dei Gentle Giant
Vincenzo Caporaletti, Third dei Soft Machine

Poesia e canto

Dai Griffiths, Musica memorabile, parole trascurabili? I dilemmi della canzone del progressive rock inglese tra underground e mainstream, circa 1972
Roberto Agostini / Luca Marconi, Voce, melodia e parole nel primo progressive rock inglese

Workshop: Le procedure compositive nei gruppi progressive rock

Chris Cutler (Henry Cow)
Hugh Hopper (Soft Machine)
Toni Pagliuca (ex Orme)

Tavola rotonda: Le procedure compositive all’incrocio tra i generi

Mario Garuti, Come angeli annoiati
Maurizio Pisati, Insegnare e segnare utopie
Nicola Sani

Goto80

Goto80

With roots in both catchy and extreme music plus an unhealthy obsession with errors and variation, Goto80 delivers eclectic music based on 8-bit technology. Since 10 years Goto80 has been praised as a datapriest both in the demoscene aswell as at pop and club stages around the world, with some 80 gigs in Europe, America and Australia. Within the 8-bit sound he seamlessly blends styles ranging from soothing ambience to furious breakcore, although often recognized for his melodic poppy songs. Apart from some commercial releases, he spreads his music for free. His live shows humanize the technology by number-jamming, singing and keyboard-destruction and hopefully have either Entter or Jossystem as VJs.
Listen to

Divertiamoci un po’.
Da 10 anni, Goto80 fa 8 bit music, ovvero musica eseguita da un paio di oscillatori e un noise generator tipo Commodore64.
È una tendenza anti tecnologica a metà, lo-fi e anti-colta che mette in discussione una hi-fi imperante che serve solo a riprodurre band sempre più uguali a se stesse e con sempre meno cose da dire.
E se Barking at the Wrong Dog (trad: abbaiando al cane sbagliato, un titolo da segnarsi) ti ributta nell’atmosfera dei videogames C64, Love Crime fa il verso ai Kraftwerk seconda maniera.
A piccole dosi, mi piace.