Il paradosso di Google: la moneta cattiva scaccia la buona

Chi dice che la legge di Gresham non si applica a Internet?
Qualche giorno fa, per scrivere il post sul Well Tuned Piano di La Monte Young, ho cercato su Google “la monte young well tuned piano” (senza le virgolette, of course).
La classifica dei link in prima pagina è la seguente:

  1. Amazon.com (che naturalmente non mi dà informazioni sull’opera, vuole solo vendermi i dischi, che peraltro non ha)
  2. Kyle Gann (la pagina sulla just intonation che ho citato; mi è servita, ma non era essenziale)
  3. Mela Foundation (la fondazione di La Monte Young che però riporta solo citazioni stampa sull’opera)
  4. Kyle Gann (di nuovo: ha la stessa pagina in due link diversi)
  5. Avantgarde Music di Scaruffi (la prima pag con contenuto realmente informativo su cui si può essere d’accordo o meno, ma comunque è informativa)
  6. MG Blog (sì, mi fa piacere notare che, in soli 2 giorni, il nostro blog è sesto; in blogsearch è addirittura primo, ammesso che la lingua del vostro browser sia l’italiano. Naturalmente quando ho fatto la ricerca non c’era)
  7. Musica su Last.fm (che mi dà 4 estratti di 30 secondi ciascuno su pezzi che non sono The Well Tuned Piano)
  8. New Music Box (con una intervista in cui si parla anche di quest’opera)
  9. Dusted Magazine (altra pagina informativa)
  10. Vinadio2003 (su una installazione che omaggia l’opera)

Questi sono i primi 10. Solo 2/10 link offrono vera informazione sull’opera. Gli altri, 8/10, o vogliono vendermi qualcosa o sono tangenti all’opera. Nelle pagine che seguono, le cose non cambiano.

In definiva Google mi dato un 20% di link utili alla comprensione dell’opera e il resto è fuffa.
OK. Forse riflette l’entropia del pianeta, ma non dovrebbe farlo. Il page rank (la conta, sia pure pesata, dei link a quella pagina) è stato osannato come un sistema per trarre un ordine dal caos, mentre invece adesso è un semplice sondaggio.
Il dato di fatto è che ormai, Google, Technorati e altri indici non misurano l’importanza di un sito o di un blog, ma soltanto la sua popolarità. In pratica applicano una equazione secondo cui popolarità = importanza. E questo è un problema perché una cosa del genere può essere vera per il grande fratello, ma non, per esempio, per la fisica teorica. O per la musica sperimentale.

Mmmhhh. Viene quasi da avere dei dubbi anche sulla democrazia…

iTaglia

Logo of Italia.it

La storia del logo e del portale Italia su internet è vecchia. Ci avevano tentato già nel 2007, ben prima di “Open to Meraviglia”. Allora avevamo un “it” con la t che sembrava un cetriolo. Anche allora i “creativi” si erano scatenati come potete vedere anche qui sotto, con il logo debitamente incluso in  un “it” ben più famoso.

 

 


Veramente volevo smetterla con questa storia del logo Italia, ma questo è troppo bello.

Plaudo all’autore, lui sì che è un creativo!

E andate anche qui.

it

Ancora sul logo Italia

Lo scandalo del design made in Italy: pessima qualità e costi assurdi |  Your Inspiration Web
La presentazione del logo Italia ha scatenato un vero vespaio fra i bloggers. Non ne ho trovato uno che ne parli bene (ma non ci ho perso più tempo di tanto).
Effettivamente, visto qui sopra nella sua interezza, così come si ammira su italia.it, colpisce il miscuglio di font diverse e di maiuscole e minuscole: la i è un times new roman minuscolo, la t è un cetriolo (ma anche un particolare tipo di font tahoma), le due a sono avangarde minuscole, l e i sono generiche sans serif maiuscolette.
Tutto questo senza contare la copia palese del simbolo di Izquierda Unida, come segnalo due post sotto a questo.
Il sito del governo ci fa sapere che il simbolo è stato ideato dalla società statutnitense Landor, grande muktinazionale del branding che ha lanciato alcuni tra i prodotti più conosciuti nel mondo come la Pepsi, la Kellog’s negli Stati Uniti e in Italia marchi come Alitalia, Bnl, Costa Crociere e Sanpaolo e ha vinto la gare di appalto per il marchio it.
Ora, io non sono un pubblicitario (odio l’intero settore), ma mi consta che le aziende pubblicitarie facciano qualche controllo per assicurarsi che un marchio non assomigli troppo ad un altro. Tanto più una come la Landor che disegna loghi per tutto l’orbe terracqueo.
La cosa mi lascia perplesso. Vedo diverse possibilità:

  • non se ne sono accorti e allora sono un po’ pirla
  • se ne sono accorti e non gli hanno dato peso e allora oltre a essere un po’ pirla, potrebbero essere citati (mi vendi a caro prezzo un logo che hai copiato?)
  • hanno fatto apposta: consci delle posizioni di sinistra estrema di Rutelli, hanno deciso di solleticare il suo inconscio (Rutelli ha un inconscio?)

Altre possibilità?

Comunque, come logo, mi sembra piattino. Non mi dice molto, ma d’altra parte nel campo della pubblicità poche cose non mi fanno incazzare.
Per confronto, guardate questi loghi analoghi (nel senso di altre nazioni) che ho visto in spotx. A me quello della Spagna piace, nel senso che mi fa venire subito in mente la Spagna.
loghi esteri
E quello della Repubblica Ceca che è divertente (ovviamente se lo avesseri fatto qui, tutti avrebbero sparato a zero)
cechia

Venendo poi al portale, se non penso al costo, non è male, nel senso che è il solito portale istituzionale. La parte storica è anche carina (magari manca qualcosa) e i contenuti non sono nulli. Per es., cercando verona escono 500 ref.: alcuni sulla città e quasi tutti i comuni della provincia (ma quanti sono?).
È il costo che mi sembra spaventoso, anche considerando il fatto che tecnologicamente è arretrato (formato tabellare, url impossibilmente lunghi). Secondo le ultime notizie, dei € 45.000.000 investiti sono stati finora spesi € 21.000.000 per il data entry (!!) e € 7.850.000 per l’infrastruttura. …azzo!!

Fra le varie reazioni, però, mi sembra doveroso citare Mike-Blog. Anche lui critica, ma propone.
Fosse successa una cosa del genere in USA, ce ne sarebbero già 10 di portali alternativi.

Per chiudere, ecco cosa si potrebbe rispondere (tratto dalla petizione dell’AIAP, l’associazione della grafica italiana)

Creatività?

Logo of Italia.it Nosotros - Izquierda Unida Ubrique

Con tutti i soldi che hanno preso (il portale italia.it è costato 45 milioni di euro), copiano anche.
L’ADUC fa notare che il nuovo logo per il turismo italiano è praticamente identico al logo del partito spagnolo della sinistra estrema Izquierda Unida. Giudicate voi. L’idea grafica è la stessa.

Al di là di questa stupidaggine, però, pensiamoci un attimo: 45 milioni di euro! 87222150000 = 87 miliardi 222 milioni 150 mila vecchie lire! Un portale!?

Devi morire (1)

Dal Corriere del 7/2

Bill Gates risponde picche all’accorato appello di Gorbaciov.

Microsoft: no a clemenza per il prof pirata.

Freddo comunicato dalla casa di Redmond: non ci sono le condizioni per ritirare l’accusa a Ponosov, preside di una scuola di un villaggio degli Urali.

NEW YORK – Bill Gates, il fondatore di Microsoft, ha risposto picche. Nonostante l’accorato appello del premio Nobel per la pace Mikhail Gorbaciov, non ci sono le condizioni per ritirare le accuse di pirateria nei confronti di Aleksandr Ponosov, preside della scuola di un piccolo villaggio degli Urali. L’insegnante russo rischia di finire in un carcere della Siberia per avere utilizzato software della casa di Redmond senza regolare licenza nella scuola. Ponosov si difende dicendo di avere commesso un crimine senza saperlo: i computer gli sono stati venduti con una versione pirata del sistema operativo di Microsoft preinstallata. La società, in una nota dell’ufficio di relazioni esterne di Londra, loda la determinazione nel perseguire i reati di pirateria informatica e prende le distanze dall’inchiesta della magistratura russa, senza alcun cenno di clemenza.

Stop all that spam!

Negli ultimi giorni ho scritto a 3 amministratori di rete chiedendo che bloccassero l’attività spammatoria di altrettanti individui che insistevano ad inserire nel blog commenti fittizi aventi l’unico scopo di pubblicizzare casinò online, pillole per dimagrire e sistemi per ingrandire il coso (voi non li vedete perché i commenti contenenti certe parole vengono sospesi e sottoposti alla mia approvazione).
Ho allegato i messaggi e i log che provavano la loro attività e lo spam da questi ip è cessato nel giro di 2 giorni (anche nel caso di una rete coreana che non avrei giurato che mi ascoltasse).
Questo conferma che ormai gli amministratori di rete si sono resi conto che lo spam è una rogna anche per loro perché ha raggiunto dimensioni tali da tradursi in un sensibile spreco di banda che i la loro società paga. Inoltre la loro rete corre il rischio di finire su una lista nera (blacklist) che fa sì che i più noti provider non accettino più la loro posta, quindi prendono provvedimenti.
Perciò, quando ricevete email non richieste, oltre ad attivare misure bloccanti, se avete tempo e voglia, protestate! È il modo più sicuro per ottenere risultati. Più gente lo fa, meno spam gira.
Non rispondete allo spammer. Di solito l’indirizzo di ritorno è falso e quando non lo è, o appartiene a un utente ignaro oppure, se è una casella controllata dallo spammer, serve solo a dare al vostro indirizzo email un grande valore, perché la risposta costituisce una conferma che un umano ha letto la mail.

Si fa così: Continue reading

Musicovery

musicovery
Un altro oggetto carino che cerca di costruire un percorso di ascolto basandosi su un paio di categorie. Musicovery lavora con l’intersezione di mood (stato d’animo, carattere, da dark a positive) e energy (da calm a energetic). La selezione può anche essere ristretta a un certo genere e a un particolare periodo storico.
Funziona gratuitamente in low-fidelity (presumibilmente mp3 128 bpr, ma comunque buona per delle casse da computer) e a pagamento in high-fidelity.
Provatelo. Funziona anche con la classica (ma non con la contemporanea, ci saranno si e no 10 pezzi).
Secondo me il maggiore pregio di questi oggetti è quello di farti ascoltare cose che non avresti mai cercato da solo, ma che comunque si avvicinano ai parametri scelti.
È interessante spiarlo dentro e vedere come classifica i brani (info che l’utente normale non vede, ma io sì). Ogni brano è classificato secondo i seguenti parametri (riporto solo i principali; i valori che vedete qui sono quelli attribuiti a Gnossiennes di Satie).

    artist=”Satie”
    genre=”classique”
    Mood_humeur=”143303″
    Mood_energie=”37519″
    Rythme_dance=”31266″
    Rythme_tempo=”134835″
    Orch_linearite=”847967″
    Orch_energie=”0″

Come vedete lista il mood (con 2 valori), altri 2 valori per il ritmo (tempo è verosimilmente il metronomo e dance potrebbe essere una stima della ballabilità), infine 2 valori per la linearità e l’energia.
Ovviamente il problema è l’attribuzione di questi valori che, non essendo oggettiva, ma percettiva, dovrebbe essere fatta su base statistica con un gran numero di soggetti.
Infatti dipende anche da fattori non strettamente musicali. Per esempio, penso siamo d’accordo sul fatto che la Cavalcata delle Valkirie è un brano ad alta energia e piuttosto dark. Ma, se sull’energia non c’è discussione, sul mood può esserci. Io lo definisco dark perché conosco il contesto e so dove arriva nell’opera, ma se non lo sapessi? In altre parole, tutta la musica dei Black Sabbath è dark, ma non sapendo niente dei Black Sabbath e non potendo capire il testo, cos’è? L’unica risposta possibile viene da un test su molti ascoltatori.
In ogni caso, l’oggetto è divertente (adesso sto scrivendo con la sua colonna sonora, dopo aver selezionato classica, molto calmo, molto dark e in questo momento sto ascoltando l’adagio del concerto per piano #4 di LvB; poi arriva il Miserere dell’Allegri). Vale una visita e può diventare un giochino per passare un po’ di tempo.
Anche i DJ, comunque, dovrebbero cominciare a preoccuparsi per il loro posto di lavoro.

Codev2

 

The Lawrence Lessig new book, Codev2 is out today. From the Preface: “This is a translation of an old book—indeed, in Internet time, it is a translation of an ancient text.” That text is Lessig’s “Code and Other Laws of Cyberspace.” The second version of that book is “Code v2.” The aim of Code v2 is to update the earlier work, making its argument more relevant to the current internet.
This is the book’s site from which you can download it in pdf format or buy it.

Per una società con pareti di vetro

Immaginate adesso una società con pareti di vetro.
Mi spiego. Supponete che:

  • Ognuno di noi, alla nascita, venga identificato con un codice unico. A dirlo suona terribile, ma in realtà succede già. Da noi è il codice fiscale. In altri stati si usano altri codici generati con vari sistemi (per es. negli USA è il codice della previdenza sociale), ma è già così.
    In ogni modo, non mi interessa esattamente come è fatto il codice. Mi basta che sia unico, che valga in tutti gli stati, che sia lo stesso in rete e fuori e naturalmente che venga utilizzato in qualsiasi dispositivo legato alla persona, compresi i cellulari.
  • Ogni essere umano abbia un collegamento in rete gratuito, assicurato dalla nascita alla morte e identificato dal suo codice.
  • Il denaro contante non esista più. Tutti i pagamenti, di qualsiasi tipo, vengano fatti tramite una sorta di carta di credito e siano registrati in rete.
  • Qualsia forma di comunicazione fuori rete, dal telefono alla posta, non esista più. Tutto passa attraverso la rete.
  • Tutti i gli archivi, di qualsiasi tipo, dal fisco alla sanità, alle assicurazioni, alle banche, all’anagrafe, alle compagnie telefoniche, ai negozi fino alla raccolta punti del supermarket siano in formato digitale (in massima parte lo sono già), ma soprattutto che siano in rete.
  • Tutte le apparecchiature di sorveglianza puntate su luoghi pubblici (anche i bar, gli aeroporti e i centri commerciali) siano in rete. Al limite, anche quelle private. Se metti una webcam per sorvegliare da remoto il tuo cane o il tuo bambino, anch’io lo posso vedere.
  • Nessuna forma di comunicazione e nessun dato possano essere criptati.
  • Tutto ciò che è in rete sia pubblico, accessibile da chiunque.

A questo punto si saprebbe quasi tutto di tutti. Per sapere dove si trova adesso un cellulare e quindi la persona che lo porta, basterebbe collegarsi al db della compagnia telefonica. Per sapere come spendo i soldi, chi ho pagato e quando basta cercare nel db della transazioni. Si saprebbe cosa ho comprato nel tal supermercato, eccetera. Si saprebbe come sono le mie ultime analisi e che malattie ho e ho avuto. Che locali frequento, attraverso quali caselli autostradali la mia auto è passata, che biglietti di treno/aereo ho comprato e se qualcuno con il mio nome ci è salito…

Fine dei segreti.
Fine dello spionaggio statale perché non c’è spionaggio su cose che tutti possono sapere.
Fine della maggior parte dei reati contro il patrimonio.
Fine degli stupidi sospetti familiari.
Fine dell’evasione fiscale.

Non male…

Privacy or not Privacy?

Google e gli altri motori di ricerca permettono di trovare un sacco di cose.
La facilità con cui la gente mette documenti e dispositivi di vario tipo su internet e li espone al mondo, anche senza rendersene conto, è grande e sembra essere una nuova tendenza sociale. Il tutto è reso possibile dall’ubiquità del digitale che ormai codifica qualsiasi tipo di documento scritto, sonoro o in forma di immagine. Nello stesso tempo i supporti come le memory key e le tessere magnetiche cambiano il modo con cui l’informazione viene fisicamente conservata, aumentando enormemente la quantità di dati che ogni persona è in grado di portare con sè.
C’è una richiesta di privacy sempre maggiore, ma, paradossalmente, nello stesso tempo la gente accetta, consapevolmente o meno, che i propri dati e comportamenti siano esposti al mondo grazie alla rete o a una RAM key perduta/dimenticata.
Forse è un passo solo parzialmente consapevole verso una società con pareti di vetro, in cui qualsiasi cosa venga fatta via internet è pubblica e molti comportamenti che, di per sè, sono già pubblici o semi-pubblici (uscire in strada, fermarsi in un bar, discutere in chat, etc.) lo diventano alla massima potenza e sono visibili da tutti coloro che si imbattono nel link alla webcam o al file giusto, potenzialmente da tutto il mondo.

Dato che io sono favorevole a una casa di vetro, ho appena creato una pagina dedicata alle cose relativamente private che si possono trovare con Google e/o altri motori di ricerca.
Non contiene cose potenzialmente pericolose come ricerca di password, falle di sicurezza o simili, che pure si possono fare (quindi se cercate questo, andate da un’altra parte).
Divertitevi.