Canone obbligato

Non è una forma musicale del ‘600. Sto parlando del canone che tutti noi dobbiamo pagare per sostenere la TV pubblica. E quando dico tutti, intendo dire proprio tutti: che guardiamo o non guardiamo la RAI, che abbiamo o non abbiamo un televisore.
Perché il regio decreto 246 del 21 febbraio 1938 (con successive integrazioni e modifiche) dice che il canone deve essere versato da chiunque possegga “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive”.
Leggete bene: atti o adattabili significa quasi qualsiasi cosa. Secondo l’interpretazione corrente, infatti, un computer è facilmente adattabile: basta comprare una scheda da pochi euro con selezionatore TV e presa per antenna. La stessa cosa si può fare con un qualsiasi monitor. Esagerando un po’ (ma forse non troppo), si può sostenere che anche la mia lavatrice, che è già dotata di un display LCD, con poche e banali modifiche potrebbe essere messa in grado di ricevere il segnale TV.
Dunque riassumiamo:

  • chi ha un televisore, ma non guarda la RAI, deve pagare il canone;
  • ma anche chi non ha un televisore, ma possiede un computer o un lettore DVD + monitor lo deve pagare, solo perché potrebbe, in via del tutto ipotetica, dotare il suddetto ordigno di un componente che lo mette in grado di vedere la TV.

Ma è fantastico. È geniale!
Per lo stesso principio forse dovremmo pagare in anticipo qualche multa per eccesso di velocità perché tutti possediamo un auto/moto/ciclomotore atto a violare qualche limite. In teoria, anche una bici è adattabile.
Per estensione, forse dovremmo andare in galera in quanto tutti abbiamo in casa qualche ordigno atto o adattabile a commettere un omicidio…
Il bello è che io sono favorevole a una TV pubblica mantenuta da un canone (diciamo che se la RAI fosse come la BBC lo pagherei molto più volentieri), ma questa faccenda dell’obbligare al pagamento anche chi in via ipotetica potrebbe, mi sembra del tutto demenziale.

The neighbour’s grass

Here in Italy the goverment grants for entertainment and music are more and more lower. Mr berlusconi goverment (luckily gone) has lowered it from € 516 million in 2001 to € 375 million in 2006. The new government told that in 2007 the national grant will be increased until the 2001 level. Musicians wait and pray.
Now I read that in France the grants are € 901 million (about 3 times with respect to present Italy’s grants), and € 745 million in UK. To find a grant equal than our, you must look at the little Denmark that spend € 344 million for the music, but has a population of 5.400.000 (1/10 than Italy).
The new issue of the Finnish Music Quarterly reveals that the Finnish government is spending € 359.5 million on the arts this year, of which 60.5 million goes to music. This grant has been described as inadequate and the Prime Minister has signed a law stipulating that orchestra subsidies should increase by 37% per year over the next 3 years. The Finnish population is about 5.000.000.

lo spettacolo nell’era in cui è da idioti pagarlo

Riprendo da leonardo questo post che secondo me merita più un attimo di riflessione.
Lo trovate QUI.

La velocità della luce

Per tutta la cronaca di queste convulse elezioni, i risultati ufficiali dello spoglio delle schede pubblicati in internet sul sito del Ministero dell’Interno sono stati circa 1000 sezioni avanti rispetto, non solo alle comunicazioni delle agenzie di stampa (il che era prevedibile), ma anche alle trasmissioni televisive in tempo reale.
C’è da chiedersi come mai le trasmissioni tv andassero a collegarsi con gli inviati che si affannavano a leggere i comunicati ufficiali, quando gli stessi dati, altrettanto ufficiali, finivano prima su internet e poi su carta. Bastava avere un computer in studio invece di mandare inviati in tutti gli uffici.
Ma la cosa incredibile è che, nella trasmissione di Vespa, a un certo momento qualcuno ha chiesto la distanza in termini di voti assoluti fra i due schieramenti. Vespa ha girato la domanda all’inviato al Viminale che ha cercato tra i fogli e dichiarato di non saperlo, mentre il dato era lì, su internet, scritto in rosso. A questo punto un cameraman, che evidentemente aveva un accesso internet, ha sollevato un cartello con le cifre esatte.
In questo paese qualcuno deve ancora capire molte cose…

Ma la gente… (1)

Qualche giorno fa all’esselunga (sì, faccio la spesa al supermarket del nano pelato perché è vicino a casa e la qualità è buona, il che dimostra che non sono accecato dall’ideologia, però sono un coglione perché pur essendo un professionista non lo voto), lascio il carrello vuoto in un angolo e riempio di verdura qualche sacchetto.
Torno al carrello e ne trovo un altro, parimenti vuoto, parcheggiato accanto e un tipo che sta riempiendo di sacchetti il mio. Al che gli faccio notare che quello è il mio carrello e il tipo, scandendo le parole con fare teutonico, ribatte «No, questo è il mio carrello».

Provo ad insistere, ma il tipo non molla. Poi, con l’aria di chi ha appena fatto una scoperta geniale, mi fa «Ma è lo stesso, tanto erano entrambi vuoti». Sopraffatto da tanta intelligenza prendo l’altro carrello e me ne vado borbottando un «contento lei…».
Peccato che lui nel carrello ha messo € 2, mentre io ci metto sempre un dischetto metallico privo di alcun valore: grazie di avermi pagato la cioccolata…

PS: adesso, se leggi il blog, sai anche chi sono, ma è inutile che mi scrivi tanto i 2 € non te li ridò: la prossima volta contatta il cervello, prima.