Shigeru Ban e il Conservatorio dell’Aquila

Qualcuno sa qualcosa di più di questa storia, di cui, per ovvii motivi, si parla poco?

Da Il Capoluogo.com del 4/11/2009

Dal prestigioso Auditorium di “carta” del grande architetto giapponese di fama internazionale Shigeru Ban ai MUSP di una ditta di carpenteria metallica: storia di un progetto per il Conservatorio dell’Aquila che “non s’ha da fare”…

La vicenda è pressoché nota. Ma riassumiamola, con dovizia di particolari. All’indomani di un’immane tragedia che ha distrutto una città e sconvolto la vita di migliaia di persone, un illustre architetto giapponese – per la precisione – Shigeru Ban (uno dei progettisti delle torri gemelli, studio a Tokio, New York e Parigi, docente all’Università Key, membro del Voluntary Architecs Network) si interessa a L’Aquila (viene due volte l’11 giugno e il 12 agosto) ed elabora un disegno, che gli costerà diversi mesi di lavoro, per la riqualificazione della rimessa della ex metropolitana situata a Pettino, abbandonata e mai utilizzata. Il progetto, gratuito, realizzato da Ban con il suo Studio e il suo attuale team di collaboratori costituito da professionisti e docenti dell’Università dell’Aquila, di Genova, di Parma e di Perugia, oltre che da specialisti francesi e giapponesi, prevedeva una struttura all’avanguardia da donare al Conservatorio. Shigeru Ban è noto in tutto il mondo per utilizzare, nelle sue complesse architetture, materiali poveri come il legno, la carta, il cartone (da qui il nome Auditorium “di carta”) anche prodotti con processi di recupero e di riciclo. Per questo motivo ha operato con estrema efficacia in quei paesi devastati da eventi drammatici, come il terremoto appunto, in Giappone, nelle Filippine, in Turchia e in Cina.

Il punto focale del progetto prevedeva una Sala per Concerti capace di ospitare fino a 550 persone, tra pubblico e professori d’orchestra, con una superficie di circa 600 metri quadrati, definita da una curva perimetrale di colonne di cartone di varia sezione (era stata già individuata una ditta di Chieti per la fornitura dei casseri e il preventivo si aggirava sugli ottantamila euro) che ne avrebbero delimitato lo spazio. Le pareti, come anche il soffitto, erano state pensate in modo tale da garantire un perfetto isolamento acustico e termico, oltre che una barriera al fuoco. L’illuminotecnica era stata tarata a seconda delle esigenze: ogni aula avrebbe avuto un’illuminazione diversa. Accanto alla Sala Concerti era prevista la Sala Prove in forma ellittica (150 metri quadrati), inoltre una biblioteca di 145 metri quadrati, una sala di recitazione (60 metri quadrati), uno spazio per la terapia musicale (70 metri quadrati), uno spazio per il ricovero degli strumenti musicali (100 metri quadrati), una sala privata a servizio dell’orchestra (100 metri quadrati) e una superficie di circa 300 metri quadrati ad uso uffici per l’organizzazione e la gestione della didattica e delle iniziative culturali del Conservatorio di Musica. La realizzazione di questo complesso era stata definita per la fine di ottobre. Durante il G8 il primo ministro giapponese Taro Aso dona il modellino di plastica al nostro premier Silvio Berlusconi. La Protezione Civile indica, come somma approssimativa messa a disposizione per il Conservatorio dell’Aquila, sette milioni di euro.

Il progetto di Shigeru Ban costa cinque milioni e mezzo più IVA. Perfetto. Il 3 agosto viene espropriato il terreno per i lavori con tanto di targa. L’8 agosto viene bloccato tutto. Perché? Perché un progetto senza problemi economici, senza problemi tecnici, senza problemi strutturali e senza problemi inaugurali (per la cerimonia d’inaugurazione si sarebbe scomodato niente popò di meno che il giapponese Seiji Ozawa, uno dei massimi direttori d’orchestra al mondo) è stato buttato via così? Quante cose dette e poi negate…un mistero.

Il Direttore del Conservatorio Bruno Carioti chiede spiegazioni a Bertolaso e si dice preoccupato che un progetto di tale rilevanza, in grado di connubiare funzionalità e prestigio, sia stato accantonato per privilegiarne un altro che, quasi sicuramente, sarà di una normalissima ditta edile. Addirittura Renzo Piano telefona a Carioti per capire come sia stato possibile rifiutare un’opportunità del genere.

La Protezione Civile replica che non si è ancora deciso nulla e in data 11 settembre 2009 indice un Bando di gara – si legge nel sito – “per la selezione di operatori economici ai quali affidare la progettazione, i lavori, la fornitura, il trasporto e la posa in opera di Moduli Provvisori ad Uso Scolastico (MUSP) per il Conservatorio A. Casella dell’Aquila”. Risponderanno in quindici. Il 22 settembre si conclude la procedura. All’apertura delle buste vince una ditta per un ribasso anomalo. La Protezione Civile si insospettisce e, dopo ulteriori approfondimenti, conferma l’aggiudicazione dell’appalto. A Collesapone i lavori per i MUSP del Conservatorio partono il 15 ottobre; dovrebbero finire per il mese di novembre.

Ma perché si è preferito un progetto qualsiasi al progetto di Shigeru Ban? Perché? Lo chiediamo al Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, lo chiediamo al Sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, lo chiediamo a chiunque sia in grado di fornirci una risposta. Soddisfacente. Intanto speriamo che la faccenda non si concluda qua, speriamo che il governo giapponese insista, speriamo che il governo italiano, Bertolaso e Cialente si interessino a far sì che qualcosa si smuova, speriamo che sia stato un errore, anzi un brutto sogno. Speriamo che l’Italia non faccia questa brutta figura e che L’Aquila e gli aquilani non si debbano accontentare solo un prefabbricato. Noi del Capoluogo.it lo speriamo. Noi, insieme a molti aquilani, ancora speriamo. Dopotutto domani è un altro giorno.

di Eleonora Egizi

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ANSA ore 12,44
TERREMOTO: L’AQUILA; STOP A SALA CONCERTI GIAPPONESE, STAMPA

(ANSA) – TOKYO, 4 NOV – Il progetto di costruzione di una sala concerti all’Aquila, che doveva essere finanziata per metà dal Giappone nell’ambito degli aiuti internazionali di ricostruzione post terremoto, è stato sospeso per mancanza di fondi e rischia di creare frizioni tra Roma e Tokyo. Lo riferisce lo Yomiuri Shimbun, il più diffuso quotidiano del Sol Levante con più di 12 milioni di copie nella sola edizione del mattino, nella corrispondenza da Roma di Kazuki Mazuhara (“assistenza giapponese sospesa unilateralmente”). Il progetto, illustrato lo scorso luglio dall’ex premier nipponico Taro Aso al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in occasione del summit del G8, prevedeva la realizzazione in due mesi di una sala concerti innovativa, soprattutto per l’uso di cartone compresso, dell’architetto giapponese, Shigeru Ban. Il costo, in particolare, era ipotizzato in un milione di euro, di cui la metà a carico del governo nipponico e l’altra coperta con la raccolta di fondi. Stime italiane, invece, ipotizzano, considerando le infrastrutture accessorie (parcheggi e viabilità), costi per circa 3,6 milioni di euro. “Manca il budget”, è il commento dei responsabili per la ricostruzione post terremoto, riferisce il quotidiano nipponico. “La sospensione è fuori dal senso comune della diplomazia perché si tratta di una cosa decisa tra i capi di governo dei due Paesi”, è il commento dell’ambasciatore giapponese a Roma, Hiroyasu Ando.

ANSA ore 13,23
TERREMOTO: PROT. CIVILE, DONAZIONE TOKIO POCO PER AUDITORIUM – BERTOLASO VEDRA’ AMBASCIATORE GIAPPONESE PER SCELTA ALTRA OPERA

L’Auditorium dell’Aquila non si farà, o almeno non è possibile in questo momento e si dovrà trovare un accordo per far confluire su un’altra opera la donazione del governo giapponese. Lo confermano fonti della protezione civile nazionale, interpellate dall’ANSA a proposito della notizia pubblicata da un giornale giapponese, Yomiuri Shimbun, che lamentava lo stop all’opera al quale il governo di Tokio intendeva partecipare con una donazione di 500 mila euro e un progetto firmato dall’architetto Shigeru Ban. “L’Auditorium – spiegano le fonti della Protezione civile – costerebbe chiavi in mano 4 milioni di euro. Il problema è che per attuare tutte le opere nel territorio stiamo procedendo attraverso gare di appalto. E questo ovviamente non sarebbe possibile farlo per un’opera già progettata. Dovremmo procedere attraverso assegnazione diretta, ma questo noi stiamo cercando sempre di evitarlo. Non potendo procedere ad assegnazione tramite gara, servirebbero ulteriori finanziamenti. I 500mila euro offerti dal governo nipponico sono insufficienti”. Quindi l’opera non si farà? “No, al momento non è possibile. Bertolaso – annunciano le stesse fonti – ha già preso appuntamento per la prossima settimana con l’ambasciatore giapponese per trovare una soluzione alternativa che consenta con la donazione nipponica di realizzare un’opera completa”.(ANSA)

Saviano

Per una volta la TV serve a qualcosa. E non è vero che non c’entra con questo blog perché questa è una storia estrema. Ed è una storia di cui non ci libereremo mai. Perché per liberarsene bisogna che la politica lo voglia e che la maggior parte del paese lo voglia. E non è così.

Sgomberata la Chimica

la chimica
Mi fa tristezza e anche un po’ di rabbia la notizia dello sgombero della Chimica.

L’idiozia italiota

Secondo Punto Informatico, Wikipedia Italia è arrivata alla sofferta decisione di eliminare le fotografie raffiguranti opere architettoniche in Italia di progettisti ancora in vita, o morti da meno di 70 anni (come previsto dalla Legge 633/1941 sul diritto d’autore). Questo perché la legislazione italiana, a differenza di molti altri paesi, non contemplerebbe il cosiddetto “panorama freedom” (diritto di panorama), che permette a chiunque di fotografare e riprodurre quanto pubblicamente visibile senza preoccuparsi di dover trovare il progettista e pagargli i diritti d’autore.
Già in Italia si costruisce poco, ma così anche le opere di Piano, Fuksas, Piacentini e di tutta l’architettura moderna italiana non potranno essere viste da nessuno (almeno quelle residenti sul territorio nazionale, perché in tutti gli altri paesi il suddetto diritto esiste).
Così, mentre la Germania finanzia lo sviluppo di Wikipedia, l’Italia la diffida dall’uso di fotografie di quadri presenti nei propri musei, come ha fatto nel gennaio 2007 la Soprintendenza per il Polo Museale fiorentino e vieta la pubblicazione delle immagini di tutte le opere architettoniche moderne presenti nel proprio territorio.
C’è da chiedersi se, a questo punto, anche Google Earth sarà costretto a mascherare le sue foto satellitari con bollini neri sparsi per tutto il nostro paese.

In realtà un sistema per ovviare a questa legge idiota ci sarebbe. Basterebbe che l’Ordine interpellasse i propri aderenti o i loro eredi chiedendo di concedere motu proprio il diritto di panorama. Ma la vedo male…

iTaglia

Arriva il nuovo logo per l'Italia, basterà per rilanciare l ...

La storia del logo e del portale Italia su internet è vecchia. Ci avevano tentato già nel 2007, ben prima di “Open to Meraviglia”. Allora avevamo un “it” con la t che sembrava un cetriolo. Anche allora i “creativi” si erano scatenati come potete vedere anche qui sotto, con il logo debitamente incluso in  un “it” ben più famoso.


Veramente volevo smetterla con questa storia del logo Italia, ma questo è troppo bello.

Plaudo all’autore, lui sì che è un creativo!

E andate anche qui.

it

Ancora sul logo Italia

Arriva il nuovo logo per l'Italia, basterà per rilanciare l ...
La presentazione del logo Italia ha scatenato un vero vespaio fra i bloggers. Non ne ho trovato uno che ne parli bene (ma non ci ho perso più tempo di tanto).
Effettivamente, visto qui sopra nella sua interezza, così come si ammira su italia.it, colpisce il miscuglio di font diverse e di maiuscole e minuscole: la i è un times new roman minuscolo, la t è un cetriolo (ma anche un particolare tipo di font tahoma), le due a sono avangarde minuscole, l e i sono generiche sans serif maiuscolette.
Tutto questo senza contare la copia palese del simbolo di Izquierda Unida, come segnalo due post sotto a questo.
Il sito del governo ci fa sapere che il simbolo è stato ideato dalla società statutnitense Landor, grande muktinazionale del branding che ha lanciato alcuni tra i prodotti più conosciuti nel mondo come la Pepsi, la Kellog’s negli Stati Uniti e in Italia marchi come Alitalia, Bnl, Costa Crociere e Sanpaolo e ha vinto la gare di appalto per il marchio it.
Ora, io non sono un pubblicitario (odio l’intero settore), ma mi consta che le aziende pubblicitarie facciano qualche controllo per assicurarsi che un marchio non assomigli troppo ad un altro. Tanto più una come la Landor che disegna loghi per tutto l’orbe terracqueo.
La cosa mi lascia perplesso. Vedo diverse possibilità:

  • non se ne sono accorti e allora sono un po’ pirla
  • se ne sono accorti e non gli hanno dato peso e allora oltre a essere un po’ pirla, potrebbero essere citati (mi vendi a caro prezzo un logo che hai copiato?)
  • hanno fatto apposta: consci delle posizioni di sinistra estrema di Rutelli, hanno deciso di solleticare il suo inconscio (Rutelli ha un inconscio?)

Altre possibilità?

Comunque, come logo, mi sembra piattino. Non mi dice molto, ma d’altra parte nel campo della pubblicità poche cose non mi fanno incazzare.
Per confronto, guardate questi loghi analoghi (nel senso di altre nazioni) che ho visto in spotx. A me quello della Spagna piace, nel senso che mi fa venire subito in mente la Spagna.
loghi esteri
E quello della Repubblica Ceca che è divertente (ovviamente se lo avesseri fatto qui, tutti avrebbero sparato a zero)
cechia

Venendo poi al portale, se non penso al costo, non è male, nel senso che è il solito portale istituzionale. La parte storica è anche carina (magari manca qualcosa) e i contenuti non sono nulli. Per es., cercando verona escono 500 ref.: alcuni sulla città e quasi tutti i comuni della provincia (ma quanti sono?).
È il costo che mi sembra spaventoso, anche considerando il fatto che tecnologicamente è arretrato (formato tabellare, url impossibilmente lunghi). Secondo le ultime notizie, dei € 45.000.000 investiti sono stati finora spesi € 21.000.000 per il data entry (!!) e € 7.850.000 per l’infrastruttura. …azzo!!

Fra le varie reazioni, però, mi sembra doveroso citare Mike-Blog. Anche lui critica, ma propone.
Fosse successa una cosa del genere in USA, ce ne sarebbero già 10 di portali alternativi.

Per chiudere, ecco cosa si potrebbe rispondere (tratto dalla petizione dell’AIAP, l’associazione della grafica italiana)

Creatività?

Arriva il nuovo logo per l'Italia, basterà per rilanciare l ... Nosotros - Izquierda Unida Ubrique

Con tutti i soldi che hanno preso (il portale italia.it è costato 45 milioni di euro), copiano anche.
L’ADUC fa notare che il nuovo logo per il turismo italiano è praticamente identico al logo del partito spagnolo della sinistra estrema Izquierda Unida. Giudicate voi. L’idea grafica è la stessa.

Al di là di questa stupidaggine, però, pensiamoci un attimo: 45 milioni di euro! 87222150000 = 87 miliardi 222 milioni 150 mila vecchie lire! Un portale!?

Incubi notturni

castelli
Roberto Castelli, 60 anni, presidente del gruppo Lega Nord Padania. Il senatore indossa un giubbotto di pelle 1000Miglia. T-shirt U.C. of Benetton. Jeans elasticizzati Henry Cotton’s. Cintura Paul Smith. Sneakers scamosciate Hogan.

Foto e testo tratti da Donna Moderna

Non ci posso credere, ma è vero.
Se è per questo ci sono anche Folena, Capezzone, Pec.Scanio, Grillini et altri. Seguite il link e scorrete pure i numeri sopra la foto. Chissà se Luxuria (unica parlamentare che stimo incondizionatamente) non è stata invitata o ha rifiutato.
Notevoli sono anche le facce (wow! incredibile, forse per un lapsus freudiano avevo scritto fecce; mi ha salvato il correttore ortografico) dei due di sforza itaglia che vedete qui sotto. Il primo in quello che potrebbe essere il suo normale atteggiamento parlamentare (la posa non si spiega altrimenti), mentre il secondo sembra impegnato nello sforzo più naturale del mondo (altra attività parlamentare?).
fi1fi2

Hanno la faccia come il culo (1)

Sarà che S. Valentino mi rende nervoso, comunque il vecchio titolo di Cuore non muore mai…
Stasera, mentre preparavo la cena, ascoltando (più che guardando) la trasmissione/dibattito del ciccione su LA7 (8 e 1/2) dedicata al ritorno delle BR, ho visto e sentito Vittorio Feltri, direttore di Libero (!?), esprimere il proprio rispetto e la propria fiducia al pm Ilda Boccassini, che guida l’inchiesta.
Peccato che, fino a qualche anno fa, quando accusava Berlusca e Previti nei processi SME e IMI/SIR, lo stesso magistrato venisse sommerso di insulti e fatto oggetto di una feroce campagna di stampa dal Giornale, il cui direttore era allora (1999) lo stesso Feltri.
Si dirà: una persona può cambiare opinione. Mmmmhh, una persona sì….