Tellus

Launched in 1983 as a subscription only bimonthly publication, the Tellus cassette series took full advantage of the popular cassette medium to promote cutting edge music, documenting the New York scene and advanced US composers of the time.

Tellus ‘The Audio Cassette Magazine’ was in activity for 10 years (1983-1993), witnessing the digital revolution taking place in the new media arts. Some points of comparison can be established with the Toronto based MusicWorks Journal and cassette, launched 1978, or with the ROIR cassette only releases of various musical styles, from Flipper to Lee Perry to Einsturzende Neubauten, launched 1981. Tellus published audio art, new music, poetry and drama, exploring musical spheres as diverse as avant-garde composition, post industrial music, NY no wave, Fluxus music, heirs of Harry Partch, avant rock, sound poetry, radio plays, tango, electroacoustic music, etc.

You can find most of materials at UBUWeb page presented in conjuction with Continuo’s Weblog.

Here is the index.

Here are some excerpts

Hans Reichel

UPDATE 2023

All’epoca della stesura di questo articolo (2008) Hans Reichel era ancora fra noi. Purtroppo è deceduto nel 2011.


Hans Reichel, chitarrista improvvisatore tedesco, ma anche liutaio, inventore di nuovi strumenti e tipografo.

Una sua recente invenzione è il daxophone. Si tratta di un idiofono dalla forma simile a una lama fissato a un blocco di legno che contiene uno o più microfoni a contatto. Pizzicato, percosso o trattato con un arco, il daxophone produce dei suoni simili alla voce umana, spesso umoristici.
L’altezza delle note viene variata con il dax: un blocco di legno con una parte tastata e un’altra liscia che, premuto sulla lama e inclinano, varia la lunghezza della parte vibrante, un po’ come un ponticello mobile. Lo si vede in azione in questo breve video e in altri simili.

Ma Reichel è anche noto per le sue sorprendenti elaborazioni della chitarra e del liuto che comprendono vari tipi di strumenti a doppio manico, come quello visibile nella foto.

http://expose.org/assets/img/artists/reichel-hans-ger.jpg

S.N.O.W. – Driving the Storm

Nuova improvvisazione in duo nata durante un temporale estivo.

A new improvisation born in the midst of a summer storm.

S.N.O.W. is
Federico Mosconi: electric guitar, various effect processing
Mauro Graziani: Max/MSP laptop

Driving the Storm

Dancing in the S.N.O.W. with Tanks

Dancing in the S.N.O.W. with Tanks (danzando nella neve con carri armati) è un altro brano del nostro duo che accosta le vibrazioni delle campanine ortodosse a sonorità di tipo industriale.
Il titolo viene da un mio antico ricordo: quello di un monastero ortodosso con intorno un parco, la neve alta, il vento e il fruscio dei passi della gente che si avvia verso la chiesa mentre diverse campanine suonano ripetutamente creando un sottofondo continuo, ma fuori, subito al di là del parco, si muovono carri armati.
Alla fine, quando i carri hanno preso posizione e i soldati entrano nel parco, io e la mia interprete siamo gli unici rimasti fuori ed è calata una pace minacciosa, ma sensibile, tanto che anche i soldati avanzano lentamente, attenti a non fare rumore…
(ciò non toglie che immediatamente dopo sequestrano la mia macchina fotografica e riducono la pellicola a un groviglio di plastica accartocciata)

NB: con la banda ridotta degli schifosissimi altoparlantini del computer se ne sente metà (forse meno). Mancano i bassi e gli acuti estremi e sia le fasce continue che gli intermezzi rumoristici perdono completamente di profondità. Sorry.

S.N.O.W. is
Federico Mosconi: electric guitar, various effect processing
Mauro Graziani: Max/MSP laptop

Dancing in the S.N.O.W. with Tanks

S.N.O.W. – And then the rain

Un’altra uscita del nostro duo.

Another track by our improvisation duo.

S.N.O.W. is
Federico Mosconi: electric guitar, various effect processing
Mauro Graziani: Max/MSP laptop

And then the rain

S.N.O.W. – Il Ghiaccio Sottile della Tua Fragile Mente

Un primo assaggio del nostro duo di improvvisazione (quasi) totale che vi proponiamo così come è uscito in una sera di maggio.
Un brano basato su un ostinato di tre note su cui si muovono sonorità più o meno lontane che, nella mia mente, evocano suggestioni nordiche e laghi ghiacciati.
Rilassatevi e ascoltate. I commenti sono graditi.

A first taste of our duo playing improvised music.
On a three notes riff, sounds comes from away and disappear like visions in the cold landscape of a frozen lake.
The piece is proposed as we improvised it some days ago. No further elaboration.
Relax and listen. Comments are welcome.

S.N.O.W. is
Federico Mosconi: electric guitar, various effect processing
Mauro Graziani: Max/MSP laptop

Il Ghiaccio Sottile della Tua Fragile Mente

Lo Fi Lazer

Sempre più spesso le novità interessanti vengono dal nord.

Lo Fi Lazer is a duo for musical improvisation in a style some people like to call Noise World Electrojazz. The first release, Friday 13 Live, is a 100 percent live recording done with a good stereo mic in front of the acoustic sound system.

  • Tryggve Lund (no) usually plays:
    C Flute, disembodied FM radio, throat singing, carefully selected dumpster divided materials, guitar, effect processing, live mixing, real-time live looping.
  • Per Boysen (se) usually plays:
    Fretless Sustainiac C guitar, Alto Traverse (G) Flute, Tenor Saxophone, Akai EWI 4000s, effect processing, real-time live looping.

Lo Fi Lazer was founded in 2006 at the Norberg Festival for experimental electronic music, in Sweden, after a successful jam session at the festival’s Open Stage.

Disgraziani!

disgraziani

In 1982 I created a free improvised music duo with the guitar player Roberto ‘Zoo’ Zorzi. The iconoclastic group activity last for some years, cutting down and destroying all melodic & harmonic structures and developing a more sound oriented music.
We mainly worked by processing simple sounds and creating an ever-changing and magmatic audio stream by mean of a long delay line (5 to 10 secs) made by two tape-connected revox machines.
Some melodic or harmonic fragments appear on this music, but are very soon destroyed, wasted or changed by my AKS synth used as sound processing machine working on the looped material (not on the source sounds, see schema below, starting from green callout and proceeding clockwise).
So our works were full of ghosts of a refused past and omens, like ruins from which we began building something new.

Disgraziani! was our first work. The piece was first performed on an art gallery about June, 10 1982. This is the original recording. The title refers to the not-easy listening to our music. When I ask Zoo to find a title, he said “Disgraziani! is the word the people will shout while listening to this music”.
A word for non-italian people: Disgraziani contains my name but is very similar to the italian word “disgraziati” that means “fallen in disgrace” and, when shouted to someone, means “criminals, addicted to anti-social activity” and so on.

Year 2022 will be the Disgraziani 40th birthday.

Graziani/Zorzi – Disgraziani! (1982) – Free improvised music by Mauro Graziani synth, electronic devices, loop control & Roberto ‘Zoo’ Zorzi electric guitar, devices

Nuova Consonanza

Led by pianist Franco Evangelisti the group performed as a collective from 65 -71. The focus was to expand both the sonic capabilities of their instruments, but also the sensitivity of each performer within the context of the improvisation. The result(s) remain some of the purist and elevated abstract explorations put to tape retaining both warmth and intelligence. Piano, percussion, double bass, trombone, cello, trumpet, etc are the tools for unparalleled types of aesthetic experiences I was led through and into. This could easily be described as difficult music but only if one remains on the surface of its architecture.

Nuova Consonanza was a brilliant and prolific composer’s collective exploring extended techniques and new sound sources through the medium of improvisation. Although very much a product of its time, their music remains timeless. They were instrumental in founding a radical tradition of western musical improvisation that owed little or nothing to anybody and created some of the strangest music ever made. They were utterly unique.
from John Zorn liner notes, NYC 2006

Consapevoli della rarefatta e marginale presenza della produzione contemporanea nel panorama concertistico romano degli anni ’50, un ristretto circolo di giovani compositori interessati alle avanguardie matura l’intenzione di fondare un’associazione destinata alla promozione e alla diffusione della musica contemporanea a Roma, convinti della necessità di scendere nel cuore della vita musicale romana ufficiale per far sentire una voce di dissenso e proporre nuove iniziative. Le associazioni concertistiche ufficiali, in quegli anni non favorivano la conoscenza e la diffusione della musica contemporanea se non in modo del tutto sporadico e casuale. Si delineò così la consapevolezza che soltanto muovendosi in prima persona, gestendo direttamente un’attività concertistica, in alternativa a quella esistente, potesse emergere la nuova musica. L’idea si concretizza nei primi anni ’60 ad opera di Mauro Bortolotti, Aldo Clementi, Antonio De Blasio, Franco Evangelisti, Domenico Guaccero, Egisto Macchi, Daniele Paris, Francesco Pennisi.
Il nome Nuova Consonanza, citazione di una celebre prefazione seicentesca di Ottavio Rinuccini, allude all’esigenza di aggiornamento permanente e, al tempo stesso, alla volontà di recuperare gli indirizzi marginalizzati dalle tendenze più radicali della musica internazionale.
Nata non come movimento omogeneo di pensiero, bensì come incontro di personalità molto diverse e musicalmente distanti, professionalmente già formate, Nuova Consonanza si fonda non su ideali estetici comuni, ma sulla necessità di svecchiamento della musica in Italia attraverso un’azione comune ai fini della diffusione della musica contemporanea, al di là delle posizioni personali e dei singoli itinerari linguistici.

Tra le molteplici iniziative sostenute, occupa un posto di assoluto rilievo il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza (GINC) sorto a Roma nel 1964 ad opera di Franco Evangelisti. Unico gruppo di improvvisazione formato esclusivamente da compositori, il GINC costituiva il punto di approdo di tutte le profonde mutazioni intervenute in quegli anni nel rapporto compositore-esecutore e mirava sovvertire l’assunto base dell’opera aperta (l’esecutore diventa compositore), trasformando il compositore in esecutore, attraverso un’operazione di identificazione permanente tra l’atto del comporre e l’atto dell’eseguire. Ne hanno fatto parte, accanto a Evangelisti e Carmine Pepe, un folto insieme di musicisti non italiani: Larry Austin, John Eaton, John Heineman, Roland Kayn, William O. Smith, Ivan Vandor.

Dal sito dell’associazione Nuova Consonanza

Nuova Consonanza – Omaggio a Giacinto Scelsi (1976)

Franco Evangelisti (pno,percs)
Giancaro Schiaffini (tb)
Ennio Morricone (tpt. fl)
Giovanni Piazza (horn, fl, vln)
Egisto Macchi (percs, strings)
Antonello Neri (pno)

Musica senza input

La citazione con cui iniziava il post precedente è di David Lee Myers, un compositore che si trova nella scomoda situazione di essere sconosciuto al grande pubblico perché non fa “pop” e sconosciuto agli accademici perché i suoi lavori non si inseriscono nella tradizione “colta”. Però è conosciuto dagli sperimentatori a oltranza, da quelli che non si accontentano di ri-elaborare delle idee maturate nell’ambito di una corrente, quelli un po’ scontenti e un po’ solitari che regolarmente disfano quello che hanno appena fatto per il gusto di ricominciare da capo.
Proprio le considerazioni di cui al precedente post hanno condotto D. L. Myers alla pratica di una musica estrema, totalmente priva di input: niente partitura, nessuna tastiera, nessun suono da elaborare, nessun sistema di sintesi propriamente detto. Una musica in cui sia i suoni che le strutture non nascono dalla pressione di un tasto o dal fatto che qualcuno mette giù un accordo, ma dall’interazione spontanea di una serie di circuiti collegati fra loro in retroazione che l’essere umano si limita a controllare.
Quello che Myers faceva, già nel 1987 con apparecchiature analogiche, era feedback music.

Il feedback positivo in una catena elettroacustica è stato sperimentato, con fastidio, da chiunque abbia usato un microfono e lo abbia inavvertitamente puntato verso gli altoparlanti. In breve si produce un fischio lancinante, mentre i tecnici si lanciano verso il mixer per abbassare il volume.
Questo problema, meglio conosciuto come Effetto Larsen, si verifica perché il microfono, a volume un po’ troppo alto, capta dei suoni che vengono amplificati e inviati all’altoparlante. Se gli stessi suoni, in uscita dall’altoparlante, vengono nuovamente captati dal microfono, amplificati e ri-inviati all’altoparlante, si crea una retroazione positiva tale per cui entrano in un circolo chiuso in cui vengono continuamente amplificati fino ad innescare un segnale continuo a forte volume.
Come si può immaginare, il feedback è un po’ il terrore di tutti i tecnici del suono, ma in determinate circostanze può essere controllato e se può essere controllato, può anche diventare uno stimolo per uno sperimentatore.
Bisogna puntualizzare che non si tratta di una idea di Myers. Ai tempi della musica elettronica analogica questo effetto è stato utilizzato in parecchi contesti. Io stesso ne ho fatto uso in una installazione audio-video del 1981 (si chiamava “Feedback Driver”, appunto), ma credo che negli anni ’80 l’abbiano provato un po’ tutti, con alterni risultati. I miei primi ricordi relativi a questa tecnica risalgono al lavoro di Tod Dockstader, un ricercatore e musicista americano relativamente poco noto, anche se alcune sue musiche sono finite nel Satyricon di Fellini.
Quello che distingue Myers dagli altri, però, è l’averne fatto una vera e propria poetica. Lui non sfrutta il feedback per elaborare qualcosa, non parte da elementi esterni o da algoritmi di sintesi, ma collega in retroazione una serie di dispositivi (principalmente mixer e multi-effetti) e variando i volumi sul mixer (che a questo punto diventa la sua “tastiera”) e cambiando tipo e profondità degli effetti ne trae una serie di sonorità suggestive, sempre in bilico fra il fascino di una musica che si muove in modo quasi biologico e il totale disastro delle macchine fuori controllo.
Senza dubbio, Myers è un virtuoso, ma, a differenza del virtuoso tradizionalmente inteso, lui non domina il proprio strumento. Piuttosto lo asseconda, cercando di spingerlo in una direzione, come in questo frammento tratto da una lunga improvvisazione riportata in “Engines of Myth”, ristampa su CD di un vinile del 1988 o quest’altro, da “Dyed Smear Live” del 2001. Qui la composizione consiste nel definire una rete di collegamenti fra i dispositivi e la tecnica si fa estetica.
Sul suo sito, nella sezione “Recordings”, troverete molti altri estratti (ma per ascoltare il feedback estremo cercate i dischi intorno a quelli citati).