Webern dirige Schubert

In questa registrazione del 1932, Anton Webern dirige le Deutscher Tanz op. 33 di Schubert, da lui stesso orchestrate.

Franz Schubert: Historical Recordings (1932, 1940)
Conductor: Anton Webern
Orchestra: Berlin Radio Orchestra

Il manoscritto della 9a

nonaSul sito della Biblioteca di Stato di Berlino è in linea il manoscritto originale della 9a Sinfonia di Beethoven. Il sito è solo in tedesco; cliccate “Digitale Abbildungen” nel menu a sin. per aprire l’indice che permette di andare all’inizio di ciascun movimento.

Ecco una delle pagine con la famosa melodia, con tanto di testo autografo (click per ingrandire). Emozionante.

Potete portarvi a casa l”intero manoscritto in un singolo pdf di quasi 30 Mb (425 immagini) scaricandolo dall’IMSLP.

Classica Viva

Che esista una netlabel italiana dedicata alla musica classica fa solo piacere. Che ne esistano due fa ancora più piacere.
Quindi blogghiamo anche Classica Viva che ci ha gentilmente segnalato la sua presenza (e speriamo ne saltino fuori altre).

logoA differenza di OnClassical, Classica Viva vende principalmente tracce singole in formato MP3, quasi tutte a € 0.50 ciascuna (per tutte c’è un preview) indirizzandosi, così, verso un target un po’ diverso da quello dei già citati colleghi. È difficile, infatti, che un audiofilo si accontenti di un MP3, ma d’altra parte in questo modo è molto più facile raggiungere settori di pubblico più vasti.
In effetti le statistiche di Nielsen SoundScan relative al 2006, di cui abbiamo riferito, mostrano una decisa crescita (+22.5%) della musica classica, che viene generalmente spiegata con la disponibilità di singoli brani su servizi come iTunes e simili.
Il fatto è che certi brani di classica, anche se spesso non completi (tipo, un solo movimento di una sonata), sono innegabilmente belli ed emozionanti anche per le orecchie di un pubblico non abituato al genere e il trovarli in lista su iTunes a € 0.99 fa sì che, quando qualcuno spende una ventina di euro in singoli brani, magari ne metta dentro un paio, mentre non acquisterebbe mai un intero album.
Per completezza, però, bisogna ricordare che questi acquisti sono trainati da un catalogo che, in massima parte, è pop ed è invece difficile che questo tipo di acquirente vada su un sito dedicato solo alla musica classica. Non so. Magari il prezzo di 0.50, sensibilmente minore, può fare la differenza. Vedremo…
In ogni caso, ricordiamo che Classica Viva vende anche normali CD a € 12 e registrazioni complete di concerti.

L’attività di questa etichetta, comunque, non si ferma alla musica registrata. Distribuisce anche partiture, libri e audiolibri con il contorno di varie iniziative fra cui un blog e una rivista online (le altre iniziative le lascio scoprire a voi altrimenti non c’è gusto).
Ovviamente le auguro tutto il successo che merita.

Qualche appunto, invece, lo farei non come musicista, ma come informatico.
Prima di tutto, secondo me, ci vorrebbe un pulsante per fermare la musica che parte quando si carica il sito. Non che non ami Rameau (e il suono del clavicembalo di Ligoratti è bello anche con gli schifosissimi altoparlanti del portatile), ma il punto è che, quando ho caricato la pagina, stavo ascoltando dell’altra musica.
Secondariamente, sempre imho, java farà le scritte scorrevoli, ma stressa anche il processore e rallenta un po’ tutto, il che, considerando che le pagine sono piuttosto piene, non è una bellissima idea.

Dal blog di Classica Viva, la Ciaccona di Bach-Busoni nell’interpretazione di Stefano Ligoratti

OnClassical

Here is a netlabel dedicated to classical music and what’s more, it’s nice to say, it’s an Italian initiative

OnClassical sells music via internet, but it is important to point out that the music is not distributed in MP3 only, but also in FLAC (compression without loss, CD quality, 44.1 kHz, 16 bit) and in some cases, in Hi-Res FLAC (88 kHz, 24 bit).
As is now customary, for each CD there is a pre-listening function.

Johann Ludwig Bach

https://i.scdn.co/image/d8f9b52c09909bd4ca8e0280308c698aa9de02c8
No, non è un errore di stompa, ne esiste un altro.
Johann Ludwig Bach (1677-1731) era un lontano cugino di JSB ed è stato il primo Bach a trovare un impiego stabile presso una corte, avendo servito alla corte di Meiningen per 28 anni, a partire dal 1699.
Che JLB esistesse si sapeva, ma gran parte della sua musica è andata perduta. Ci sono pervenuti solo 11 mottetti, 22 cantate sacre e 2 secolari, una messa funebre, una suite orchestrale e un doppio concerto per violino, il tutto raramente eseguito.

Su Apple Music potete ascoltare parti dei suoi 11 mottetti

Shamisen

Lo shamisen (nome antico sangen [tre corde]) è uno strumento a corda della famiglia del liuto con una piccola cassa armonica di forma approssimativamente quadrata formata da una fascia di legno ricoperta da entrambi i lati di pelle di animale. Il manico è lungo e sottile e penetra attraverso tutta la lunghezza della cassa fuoriuscendo dalla parte opposta; su questo spuntone del manico alla base della cassa sono legate le tre corde di seta, che passano poi su un ponticello appoggiato sulla parte inferiore della cassa armonica e su un secondo ponticello fisso alla sommità del manico (capotasto), per finire sui tre lunghi piroli di accordatura. Il manico è privo di tasti (ponticelli) e il cavigliere dei piroli (la sede dei piroli) è curvato all’indietro rispetto alla direzione del manico. La lunghezza totale dello strumento è 95 – 100 cm.
In generale la corda più bassa dello shamisen non è appoggiata sul capotasto ma su una tacca posta di fianco ad esso e passa sopra una protuberanza della superficie del manico (sawari no yama) contro cui urta quando è in vibrazione. Questo dispositivo serve a produrre un suono ronzante (chiamato sawari) che è una importante caratteristica timbrica dello strumento e che viene emesso quando la corda è lasciata “vuota”, sia che essa venga suonata direttamente, sia (in misura minore) quando vibra per risonanza con le altre corde.
Benché sia stato introdotto in Giappone in epoca relativamente tarda, lo shamisen ebbe un successo immediato ed una enorme diffusione sia nella musica classica che in quella popolare, tanto che oggi lo si può forse considerare come lo strumento più importante della musica giapponese. Tra i principali generi in cui esso svolge una parte di primo piano si possono citare il jôruri (musica del teatro classico dei burattini), il nagauta (musica del teatro kabuki) ed il jiuta (musica vocale da camera).

Lo shamisen viene suonato con un grosso plettro di legno chiamato bachi; il suonatore siede in posizione seiza e tiene lo strumento in diagonale, appoggiandone la cassa sulla coscia destra.

Le tre corde possono essere accordate in tre modi:

  • 4a e 5a (es. DO – FA – DO)
  • 5a e 4a (es. DO – SOL – DO)
  • 4a e 4a (es. DO – FA – SIb)

Il brano che ascoltiamo è chiamato Tsugaru jongara-bushi [Canto jongara di Tsugaru]. Jongara è uno stile e Tsugaru è la regione all’estremo nord di Honshu (l’isola principale dell’arcipelago giapponese) e corrisponde all’odierna prefettura di Aomori.
Si tratta di musica tradizionale, ma in Asia non c’è distanza fra musica tradizionale e repertorio classico (per es., secondo la visione asiatica, i valzer di Strauss sarebbero musica tradizionale austriaca, ma anche gli autori molto caratterizzati geograficamente, come i compositori russi, alcuni spagnoli e altri ancora, verrebbero inseriti nella musica tradizionale).
In questo genere musicale si lascia spazio anche all’improvvisazione, ma questa esecuzione è abbastanza misurata.
Questo video mostra bene la tecnica esecutiva.
L’esecutore è Yu Takahashi, in concerto presso la Chiesa di Sant’Ambrogio, Milano, 16 febbraio 2012.

Koto

Kazue Sawai esegue un brano al koto.
Questo strumento è un cordofono appartenente alla famiglia della cetra introdotto dalla Cina in Giappone durante il periodo Nara (710 – 794 d.C.).
All’inizio il koto venne usato per lungo tempo solamente presso la corte imperiale. Questo stato di cose cambiò nel XVII secolo soprattutto ad opera di Yatsuhashi Kengyô (1614-1684) che sì applicò a rendere il koto maggiormente accessibile presso la popolazione. Ideò una nuova accordatura, detta hirajoshi, che divenne una delle più utilizzate e creò composizioni divenute dei classici della letteratura per questo strumento come Rokudan e Midare, che è il brano che ascoltiamo qui.
Si tratta quindi di un esempio di musica classica giapponese del ‘600.
È interessante osservare come la musica classica giapponese sia altamente formalizzata. Questo brano, per esempio, appartiene alla categoria dei danmono che è una forma classica di brani per koto solamente strumentali, composti da diverse sezioni chiamate dan [lett. “gradino, ripiano, livello”]. Nella forma più tradizionale di danmono, ogni dan è formato da 104 haku [pulsazione, battito, unità fondamentale di misura del tempo] e costituisce una variazione su un unico tema.
Questo brano, però, fa eccezione perché i vari dan non sono formati dallo stesso numero di beat e proprio per questo si intitola Midare [乱 lett. “confusione, caos”].
Ricordate, inoltre, che l’accordatura giapponese non è esattamente temperata.

Per quanto riguarda il koto, il corpo dello strumento è costituito da una cassa armonica, lunga circa due metri e larga tra i 24 ed i 25 cm, costruita, in genere, con legname di Paulownia (Paulownia Tomentosa o kiri, in giapponese). Su di essa corrono tredici corde di uguale diametro ed aventi stessa tensione, ognuna delle quali poggia su di un ponticello mobile (ji, 柱).
Questo fatto va sottolineato perché è un sistema completamente diverso da quello occidentale in cui si usano corde di vario diametro e tensione.
Qui le corde sono tutte uguali e tirate alla stessa tensione. Per ottenere note diverse, quindi, l’unico sistema è variare la lunghezza della corda. Infatti ognuna di esse ha il proprio ponte che viene piazzato in punti diversi.
Le corde, poi, sono pizzicate con la destra, mentre la sinistra non suona, ma crea abbellimenti sotto forma di vibrati e di veloci glissati, sia nell’attacco che in coda al suono, ottenuti premendo la parte della corda che sta oltre il ponte. Naturalmente il fatto che tutte le corde abbiano la stessa tensione facilita questo compito perché così una data pressione genera un glissato della medesima estensione su ogni corda, cosa che non avverrebbe se la tensione fosse diversa.
L’esecutore si pone in ginocchio o seduto di fronte allo strumento e pizzica le corde tramite l’ausilio di tre plettri (tsume) fissati al pollice, all’indice ed al medio della mano destra.
Lo spartito per koto si presenta generalmente sotto forma di intavolatura che si legge dall’alto in basso e da destra verso sinistra (il senso di lettura normale anche nel giappone moderno: i libri sono impaginati così, sebbene ormai sia diffusa anche la scrittura orizzontale).
Il koto viene paragonato al corpo di un drago cinese disteso. Per tale motivo, le diverse parti di cui esso è formato assumono dei nomi che ricordano quelle del mitico animale, come ad esempio:

  • Ryuko (schiena del drago): è la parte superiore della cassa armonica,
  • Ryuto e ryubi (testa e coda del drago): sono le estremità dello strumento.

Kazue Sawai è considerata uno dei massimi virtuosi viventi di questo strumento.

Perle ai porci?

Forse ne avete già sentito parlare…
Washington D.C., zona centrale (uffici). Sono circa le 8 di mattina di venerdì 12 gennaio. Un bianco dall’aria giovanile vestito in jeans, T-shirt e cappellino da baseball si piazza in una stazione della metro molto frequentata, tira fuori un violino dalla custodia, la posa davanti a sè nel classico atteggiamento del mendicante e si mette a suonare la Ciaccona di J.S. Bach.
E la suona da dio, perché lui è Joshua Bell, uno dei più acclamati violinisti contemporanei e il suo strumento è uno Stradivari da 3.5 milioni di dollari.
In totale suona 6 pezzi, per circa un’ora. Poi raccoglie i soldi e se ne va. La scena è filmata da camere nascoste. Si tratta di un esperimento ideato dal Washington Post (3 estratti del video su washingtonpost.com, UPDATE: ora il video è anche su You Tube, andate giù nella pagina).

In quell’ora passano 1097 persone, in gran parte impiegati di vario livello. Magari c’è anche qualcuno che ha pagato $100 per ascoltarlo alla Boston’s Symphony Hall solo tre giorni prima.
Soltanto in sette si fermano ad ascoltare per più di un minuto. 27 persone gli lasciano qualche moneta, per un totale di $32. Una sola persona lo riconosce.

Guardando il video avrete notato che l’acustica non è neanche malvagia e si sente benissimo che non è uno qualsiasi.
E allora?
Per quanto mi riguarda, sicuramente non avrei riconosciuto Joshua Bell, ma mi sarei fermato e gli avrei dato qualche dollaro. Lo dico perché mi è capitato con un violoncellista nella metro di S. Pietroburgo. Suonava troppo bene. Mi sono fermato per poi scoprire che era un membro dell’orchestra di stato a cui non pagavano lo stipendio da due mesi.
Quindi ipotizziamo che quelle 27 persone che gli hanno dato qualcosa abbiano pensato “che bravo… mi fermerei volentieri, ma faccio tardi al lavoro”.
E gli altri 1070? Ammettiamo che un’altra settantina abbia pensato la stessa cosa, anche se non gli ha dato niente. Ne resta sempre un migliaio.
Notate che si trattava di uno dei più acclamati violinisti viventi che suonava alcuni dei più grandi capolavori mai scritti con uno dei migliori strumenti mai costruiti. Roba da sindrome di Stendhal.
Ne consegue che, se nessuno è in grado di notarlo, evidentemente abbiamo un problema culturale non banale.

  • La nostra società non educa la gente a riconoscere e apprezzare la bellezza?
  • O ci costringe a ignorare ciò che ci sta intorno?
  • O ancora, dovremmo riaprire il secolare dibattito epistemologico su cosa sia la bellezza?

Che ne pensate?

Beethoven in Morse

Qualcuno ricorda il codice morse? Quella serie di beep – beep – beeeeeep (punto – punto – linea) usata nelle telecomunicazioni per 160 anni, fino al suo definitivo pensionamento negli anni ’90?
Andate a vedervi questa simpatica animazione che gioca sul mettere in morse Beethoven. Cosa, peraltro, che ha un riferimento storico perché, durante la 2a guerra mondiale, le trasmissioni della BBC dirette alla Francia occupata iniziavano con le prime 4 note della 5a perché il famoso fa-fa-fa-re era punto-punto-punto-linea che in morse era V, come victory.

Musica Classica +22%

Nielsen SoundScan, il sistema leader di monitoraggio dell’industria musicale, ha pubblicato l’elaborazione dei dati per il 2006 da cui risulta che

  • la vendita globale di album (include CD, CS, LP, Digital Albums) cala del 4.9%, ma
  • la vendita di CD via internet (non mp3, veri CD acquistati via e-commerce) cresce del 19%
  • la vendita di brani singoli in formato digitale (mp3 e simili) cresce del 65%
  • la vendita di interi album in formato digitale (sempre mp3 e simili) cresce del 101%
  • il mercato globale della musica registrata (Albums,Singles, Music Video, Digital Tracks) cresce del 19.4% e supera decisamente il miliardo di pezzi (1.198 milioni).

Con ciò l’industria musicale dovrebbe smetterla di rompere e constatare che, nonostante il P2P e le copie, le vendite crescono e se qualcuno non vende, è solo per la propria insipienza e/o incapacità di adeguarsi ai cambiamenti del mercato. Non a caso, infatti, buona parte di questa crescita è dovuta a iTunes di cui le major incamerano solo una parte del fatturato.
Ma la notizia più interessante dal mio punto di vista, arriva quando si guarda la suddivisione per generi (i commenti, ovviamente, sono solo opinioni personali):

  • la new-age perde il 22.7% (era ora)
  • il rhythm&blues perde il 18.4% (idem)
  • il rap cala del 20.7% (idem, non capisco che gusto ci sia ad ascoltare uno che parla a tempo)
  • l’alternative perde il 9.2% (e un po’ mi dispiace)
  • il jazz perde l’8.3%
  • il metal cala del 4.5%
  • il country resta stabile (-0.5%)
  • il rock è quello che vende più di tutti (non c’è percentuale perché nel 2005 non era considerato come genere, chissà come mai)
  • crescono il gospel (1.3%, disastro) e il latin (5.2%, disastro totale, non lo sopporto)
  • le colonne sonore crescono del 19%
  • la musica classica cresce addirittura del 22.5%

Secondo Long Tail (commentatore del business), la crescita della classica si spiega con il fatto che la sua disponibilità su iTunes è notevole. È una delle categorie con il maggior numero di titoli, mentre nella maggior parte dei negozi è stata sempre trattata da schifo, relegata nell’angolo o in una stanza a parte.
Adesso, invece, la gente la vede, prova ad ascoltare qualcosa, si rende conto che è bello e dato anche il prezzo basso (0.99 come tutte le tracks), lo compra. Magari così compra un solo tempo di una sonata, ma almeno comincia.