iMussolini

iMussoliniChe cosa sia l’Italia oggi si può anche dedurre anche dal fatto che una applicazione su iPhone che contiene clips audio, video e testi di 100 discorsi del dittatore è stata la più scaricata nel nostro paese nel breve tempo in cui era disponibile, raggiungendo il 2° posto nella classifica del software iPhone in Italia.

L’applicazione è stata rimossa grazie all’intervento dell’istituto che possiede i diritti sul video e l’audio. La minaccia di una causa per violazione di copyright è servita ad indurre il suo creatore, tale Luigi Marino, 25 anni, di Napoli, a ritirarla.

Se ne parla anche sulla stampa estera (NY Times, BBC News), oltre che su quella locale (Corriere).

Berlusconi on Photoshop Disasters

Il nostro elegante commander-in-chief è finito sul popolare Photoshop Disasters per una serie di immagini malamente e dilettantisticamente ritoccate tratte dal libro Noi amiamo Silvio edito da Peruzzo.

Nella fattispecie si vede una foto in cui pezzi di folla sono stati chiaramente duplicati al fine di far apparire più gente intenta ad osannare il nostro. Anche il mazzo di fiori è disegnato gran male. In realtà è probabile che questa immagine sia il montaggio di tre foto: Berlusconi, la folla, piazza Duomo. Il fatto che la menzogna sia utilizzata come normale strumento di propaganda dovrebbe far pensare.

Qui l’immagine ingrandita.

Il commento di Photoshop Disasters:

Oh Silvio. I have no problem with your mafia connections, your masonic lodge business, the tax fraud, the false accounting, the bribing of judges, embezzlement, seducing young girls, etc. We all do that kind of thing. But when you start pumping up your crowds with Photoshop you cross the line, mister.

berlusconi on photoshop disaster

Classifica dei capi di Stato e di governo

From Iriospark

I rappresentanti della stampa europea, corrispondenti da Bruxelles hanno valutato, anche quest’anno, i 27 capi di Stato e di governo dell’Unione, secondo i parametri della leadership, dello spirito di squadra, dell’atteggiamento nei confronti del cambiamento del clima, della regolamentazione finanziaria, del rispetto del mercato interno, del trattato di Lisbona per la Costituzione europea, dell’impegno europeista.
Per ogni criterio è stato attribuito un punteggio comparativo, che ha riconosciuto l’attività svolta in quell’area da ogni capo di Stato e di governo rispetto agli altri 26: ha assegnato, cioè, 1 al primo, che ha fatto meglio, 2 al secondo, 3 al terzo e così via.
In testa alla classifica Eurotribune è risultato il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt, un 44 enne che ha meritato tre 1 per la regolamentazione finanziaria e l’uscita dalla crisi, il rispetto del mercato interno, l’attività per l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Al secondo posto è stato classificato il primo ministro lussemburghese, Jean Claude Juncker, che ha meritato due 1 per lo spirito di squadra e la regolamentazione finanziaria.
Terza è stata Angela Merkel. La cancelliera tedesca ha avuto un 1 per la leadership.
Quarto è riuscito il primo ministro danese Rasmussen, che ha avuto un 1 per l’organizzazione della conferenza mondiale sul clima.
Nonostante otto sostituzioni, la classifica 2009 ha avuto clamorose modifiche tra i rimanenti rispetto a quella del 2008.
Il presidente francese Sarkozy, che l’anno scorso era primo quest’anno è stato retrocesso al nono posto. Il presidente ceco Fischer è balzato dal venticinquesimo al dodicesimo posto. L’ungherese Bajnai è salito anch’egli dal ventunesimo al quindicesimo posto. Il premier inglese Gordon Brown è precipitato, invece, dalla terza alla ventunesima posizione.
In fondo alla classifica, stabile è il presidente del Consiglio italiano Berlusconi.

Ma ovviamente quelli della stampa internazionale sono notoriamente tutti comunisti… :mrgreen:

Il PDF della classifica Eurotribune

Strage di cervelli

Che la situazione italiana della ricerca non sia mai stata ottimale lo si sapeva ma, secondo questo articolo di Repubblica, che fa il paio con la lettera pubblica di Pier Luigi Celli, direttore della Luiss, al figlio, siamo ormai oltre lo sbando.

Alcuni estratti:

Questa non è una fuga di talenti, questa è una sottrazione di cervelli. Una rinuncia al futuro. Perché c’è in atto una decimazione silenziosa di ingegneri, tecnici, ricercatori. Produttori di conoscenze, di innovazione, di ricchezza immateriale nella presunta epoca del post-industrialismo. In questo terribile 2009 sono saltati quasi 20 mila posti di lavoro nell’information technology, dove si concentra, tra gli addetti, la più alta percentuale di laureati rispetto agli altri settori: il 30 per cento.

Sono un pezzo importante di quei colletti bianchi creativi così decisivi nel far decollare, solo qualche anno fa, il nostro “quarto capitalismo” di medie imprese internazionalizzate, quando ancora non si immaginava la tempesta dei sub-prime. Ora i nostri “cervelli” sono diventati esuberi.

….

E si spiega così che l’Italia si collochi al penultimo posto in Europa in quanto a incidenza dei lavoratori creativi (ingegneri, architetti, matematici, medici e altre professioni molto qualificate) sul totale della forza lavoro: siamo al 9 per cento contro il 18-20 per cento dei paesi del nord Europa come Belgio, Svezia, Irlanda, o il 13-14 per cento dei paesi dell’Europa centrale e meridionale come Germania, Spagna e Grecia. Difficile pensare di vincere le prossime sfide globali schierando solo le nostre, un tempo dinamiche, piccole imprese. Ci vuole di più. Più di quel nostro uno per cento di Pil destinato alla ricerca, pari a circa la metà di quel che investono mediamente dell’Europa a 15, ma addirittura un terzo di quanto indirizzano il Giappone e la stessa Corea del Sud, e un quarto di quanto fanno Finlandia e Svezia.

Sostiene Carlo Dell’Aringa, professore di economia politica alla Cattolica di Milano: “E’ scontato che la crisi porterà con sé un impoverimento della capacità produttiva. Molte aziende marginali, soprattutto nel tessile e nel metalmeccanico, finiranno per essere tagliate via. Per questo bisogna decidere di sostenere i settori più promettenti. Riscoprire una politica industriale dei settori (la biomedica, le nanotecnologie, l’ambiente) più che dei fattori (il costo del lavoro, l’accesso al credito, la sburocratizzazione)”. Il caso della banda larga, però, parla da solo e racconta di un’altra storia: di un investimento complessivo pari alla metà di quello stanziato dalla Grecia e di 800 milioni subito bloccati dal Cipe. Parla di un sistema rimasto nella rete del Novecento.

Messaggi del 9/11

wl_hour_glassQuattro giorni fa, Wikileaks, che si definisce “a multi-jurisdictional organization to protect internal dissidents, whistleblowers, journalists and bloggers who face legal or other threats related to publishing”, ha iniziato a pubblicare una immensa mole di messaggi scambiati da apparecchi mobili (tipicamente pagers, cioè cercapersone) nei fatidici giorni 11 e 12 settembre 2001.

Tutto il materiale è rigorosamente in ordine cronologico. Dall’insieme, 573.000 messaggi non solo fra privati, ma anche fra forze dell’ordine e agenzie governative, si vede come la notizia dell’attacco abbia cominciato a circolare.

Il primo segnale è alle 08:50:25, circa 4 minuti dopo il fatto: “A plane crashed thru the twin towers. Real bad..BR”, ma il flusso si incrementa rapidamente

  • 08:50:50: BOMB DETINATED IN WORLD TRADE CTR. PLS GET BACK TO MIKE BRADY W/A QUICK ASSESSMENT OF YOUR AREAS AND CONTACT US IF ANYTHING IS NEEDED AT 212-647-2345.
  • 08:51:24: plane crash at World Trade Center in NYC-no word on details- efforting more info now
  • 08:51:37: THE WORLD TRADE CENTER HAS JUST BLOWN UP, WE SEEN THE EXPLOSION OUTSIDE OUR WINDOWS. TERESA…
  • 08:51:42:THERE WAS SOME KIND OF EXPLOSION AT WORLD TRADE CTR. MAY HAVE SOME TROUBLE GETTING TO METRO TECH.
  • 08:52:27: GO TO TWIN TOWERS PLANE CRASH IMMEDIATELY WITH KEVIN. WALTER.
  • 08:52:57: World trade center damaged; unconfirmed reports say a plane has crashed into tower. Details to come.
  • ….

È interessante notare come, qualche minuto dopo, la polizia di NY non abbia ancora una chiara cognizione del fatto:

  • 08:53:44: NYPD Ops Div” <|1 PCT WORLD TRADE CENTER|— 1 PCT – WORLD TRADE CENTER – POSSIBLE EXPLOSION WORLD TRADE CENTER BUILDING. LEVEL 3 MOBILIZATION TO CHURCH AND VESSY.
  • 08:54:46: NYPD and emergency units at World Trade center, RE; airplane crash. Small Jet.

Poi i messaggi della polizia scompaiono, segno del fatto che sono passati su altre linee.

Potete consultare l’indice di tutti i files qui, in ordine cronologico inverso (inizia con i files del 12 e va giù fino al primo che parte alle 03:00 dell’11). Ogni file copre 5 minuti, ma attenzione: non pensate di trovarvi di fronte a una bella serie di conversazioni. I file sono infarciti di messaggi di broadcasting e altre cose poco significative. In genere, si confondono fra quotazioni di borsa, test tecnici, numeri, codici e email provenienti da cercapersone di chi, quel giorno, operava in veste ufficiale come il personale del Pentagono, la polizia di New York, e ancora messaggi automatici da computer che segnalano guasti.

Tutto questo, però, fa nascere anche un altro interrogativo non banale. Wikileaks non ha voluto rivelare la propria fonte, tuttavia appare chiaro che esiste un’organizzazione che ha intercettato e poi archiviato migliaia di telecomunicazioni sul territorio nazionale già prima dell’11 settembre.

Chi sono e perché?


Nota:

Wikileaks (da leak, “fuga di notizie” in inglese) è un sito internet che dà spazio all’invio di materiale classificato e riservato, in genere documenti di carattere governativo o aziendale, da parte di fonti coperte dall’anonimato.
Il progetto si occupa di preservare l’anonimato degli informatori e di tutti coloro che sono implicati nella “fuga di notizie”.

Wikileaks vuole essere “una versione irrintracciabile di Wikipedia che consenta la pubblicazione e l’analisi di massa di documentazione confidenziale”. Lo scopo ultimo è quello della trasparenza da parte dei governi quale garanzia di giustizia, di etica, di una più forte democrazia.

Il sito è curato da dissidenti del governo cinese, scienziati, attivisti, giornalisti; i suoi obbiettivi primari sono le nazioni dell’ex Unione Sovietica, dell’Africa sub-sahariana e del Medio Oriente. Comunque i cittadini di ogni parte del mondo possono e sono invitati ad inviare materiale “che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende”.

Gran parte dello staff del sito, come gli stessi fondatori del progetto, rimangono per ora anonimi.

[wikipedia]

Fuga da Dubai

È molto interessante e istruttivo osservare gli effetti della crisi mondiale a Dubai. Questo paese ha costruito il grattacielo più alto del mondo (Burj Dubai, di cui abbiamo già parlato) e altri milioni di metri cubi, con l’idea di investire nel mattone i fiumi di petrodollari che affluiscono nelle casse dell’Emirato.

Il punto è che la crisi ha colpito duramente il settore immobiliare e a Dubai la maggior parte degli investimenti è proprio in questo settore. Di conseguenza si sono generati due effetti.

Il primo consiste nel crollo del valore degli investimenti. Fino a qualche anno fa, i prezzi degli appartamenti anche di livello più basso erano in costante crescita. Secondo Il Sole 24 Ore, “quello che nel 2002 nella torre Terrace (Dubai Marina) costava 1.600 euro al metro quadrato è salito a 4.100 nel 2006 e oggi [marzo 2008] vale 6mila euro”.

Ovviamente i prezzi salivano via che ci si avvicinava alle zone più esclusive, fino al mitico Burj Dubai in cui gli appartamenti di lusso venivano proposti a 30.000 euro al m2.
Ora tutti questi prezzi sono calati dal 20 fino al 50%, sbriciolando milioni di dollari di investimenti.

Ma il secondo effetto è stato anche peggio. Quando, nel novembre 2008, le banche hanno chiuso i rubinetti dei finanziamenti, molte imprese sono state costrette a rallentare i piani di costruzione e a licenziare pesantemente. Parecchi progetti di costruzione (per un valore totale di 582 miliardi di dollari) sono stati messi in attesa o cancellati. Fra le perdite, la torre Donald Trump che prometteva di essere “the ultimate in luxury”.

Il fatto è che, sebbene a Dubai non si applichi integralmente la legge islamica, le pene per gli insolventi sono molto dure: si va dritti in galera. Di conseguenza, gli stranieri, che ammontano all’80% della popolazione, mentre solo il 20% è locale, se perdono il lavoro hanno una sola possibilità: trasferire rapidamente i liquidi nel conto di casa e prendere il primo aereo con un biglietto di sola andata. Le rate già pagate del mutuo, quelle del leasing dell’auto, le carte di credito che laggiù hanno un tetto medio mensile intorno ai 50mila euro, tutto è perduto.

Negli ultimi mesi, il sistema di posta elettronica di Dubai era ingolfato di email tipo “New Jaguar – need to sell before the end of the week.”

All’aeroporto, centinaia di auto sono state abbandonate nel giro di poche settimane. La polizia sostiene di averne contate tremila solo negli ultimi mesi (La Stampa). Le chiavi lasciate nel cruscotto, le carte di credito ormai spremute buttate sul sedile e qualche volta, una lettera di scuse nel cassetto. Non che così uno possa liberarsi dai debiti, ma almeno, nel proprio paese, non finisce in galera.

A Dubai, però, c’è anche una maggioranza invisibile di veri perdenti.
Taxi driver dall’Egitto, Yemen e Iraq. Gente del subcontinente indiano che ha fatto per mesi lavori pericolosi nella costruzione degli edifici guadagnando 80 euro al mese. L’ambasciata indiana ha dichiarato di aver rimpatriato almeno 20.000 persone.

Per correttezza, devo anche dire che alcuni siti più o meno ufficiali, smentiscono tutto ciò.

Fonti: New York Times, Guardian, VOA News, Reuters

Diritti digitali?

coverVenerdì 17 Luglio
Giorno sfortunato di nome e di fatto per centinaia di possessori di Amazon Kindle, il lettore di e-book di Amazon, che scoprono che due libri di George Orwell regolarmente acquistati e pagati, uno dei quali, ironicamente, è 1984, sono scomparsi dal loro lettore, lasciando al loro posto solo una lettera di scuse e un buono di acquisto pari al valore pagato.

Cos’è successo? Una semplice disputa legale con i possessori dei diritti ha fatto sì che Amazon decidesse di interrompere la vendita dell’edizione elettronica e di conseguenza, cancellasse da remoto tutte le copie già vendute e conservate sul lettore dei clienti, sostituendole con un buono acquisto di pari valore.

In pratica, è come se gli agenti di una libreria penetrassero nottetempo nelle case dei clienti per ritirare le copie di alcuni libri appena venduti, lasciando al loro posto un buono.

Ma può? Certo. Il DRM consente questo ed altro. La cosa “divertente” è che ai clienti di Amazon ed altri sistemi di e-book del genere è stato raccontato che i libri in forma digitale sono come quelli stampati, anzi migliori.
Poi, però, l’utente ha scoperto che, una volta letti, non li può né vendere né prestare perché girano solo sul suo lettore. Adesso scopre anche che, se il venditore ci ripensa, possono anche sparire.

Morale? Non comprate niente in forma digitale prima di essere sicuri che sia privo di lucchetti e che possa essere spostato su qualsiasi macchina.

Qui la notizia sul New York Times

Riappropriarsi di ciò che è vuoto

logoIl 12 Giugno 2009 le ultime TV americane che trasmettevano in analogico hanno spento per sempre i loro trasmettitori, passando al digitale.

Nella stessa data, The End of Television ha acceso i propri trasmettitori diventando l’unica TV analogica attiva negli USA.

Utilizzando un medium praticamente obsoleto, The End of Television ha rilanciato il mai sopito ideale del “broadcast yourself” trasmettendo una rassegna di 22 ore di video realizzati da più di 40 artisti.

The End of Television continua le proprie trasmissioni restando l’unica TV sul territorio americano visibile senza l’apposito decoder.

Tutti gli uomini del Presidente

Il 14 luglio ho scritto lo stesso. Non è che non sono contro questo decreto. Lo trovo grave perché avvicina di un altro passo l’Italia alla Cina, all’Uzbekistan, al Kazakhistan e all’Iran ed è pericoloso, perché assimila nuovi e vecchi media, ma francamente non mi sembra così tremendamente lesivo della libertà personale.

Forse mi sfugge qualcosa, ma se scrivo quanto segue:

VENEZIA, 10 LUG – La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a due mesi, con sospensione condizionale della pena, nei confronti di Flavio Tosi, sindaco di Verona, per propaganda di idee razziste. [fonte: ANSA]

non vedo come qualcuno possa chiedermi una smentita. Il dato di fatto è che il nostro sindaco è stato condannato con sentenza definitiva per propaganda di idee razziste. In un qualsiasi altro paese civile, la stampa farebbe un bel casino e Tosi sarebbe costretto a dimettersi. Qui non succede, anzi, non se ne parla nemmeno e trovo che questo sia ancora più grave.

Questa sera in TV, curiosamente su 7Gold, che di solito parla di calcio e non manda film particolarmente impegnati, è passato un vecchio film del 1976, di Alan Pakula. Si intitola “Tutti gli uomini del Presidente”, con Redford e Hoffman nella parte di Bob Woodward e Carl Bernstein, i due giornalisti che, con la loro indagine, fecero scoppiare lo scandalo Watergate in seguito al quale il presidente Nixon fu costretto a dimettersi.

Woodward e Bernstein hanno fatto semplicemente il loro lavoro: hanno fatto domande, molte domande, a tutti, fino a quando qualcuno, in modo più o meno anonimo o trasversale, non ha cominciato a parlare.

Qui, ad eccezione di qualcuno, i giornalisti non domandano mai niente. Si limitano a riferire e qualche volta, a commentare. Qualcuno è andato a chiedere a Tosi perché non si dimette? No. Nella maggior parte dei casi si sono limitati a riferire le sue dichiarazioni senza commentarle.

D’altra parte, se scrivo che il tale è un ladro, devo anche stare un po’ attento a quello che dico. Per scendere nello specifico, non posso dire che Berlusconi ha corrotto un testimone, ma posso senz’altro dire che la sentenza di primo grado del processo Mills indica Berlusconi come il corruttore dell’avvocato Mills. Non mi sembra che questa affermazione renda le cose meno gravi rispetto alla precedente. In un paese normale basta e avanza…

Non so cosa ne pensate voi. Secondo me questa legge è idiota e rende palese il desiderio di controllo che i nostri politici (quasi tutti) hanno nei confronti della rete. Però il fatto che i bloggers si mettano a gridare allo scandalo quando, nella maggioranza, non si sono mossi vedendo passare leggi che, a mio avviso, fanno a pezzi principi come l’uguaglianza di fronte alla legge, mi suona un po’ ipocrita.

L’attacco a Morgan Hill

Quanto segue è stato segnalato da Bruce Perens (uno dei leader di Debian GNU/Linux) e quanto vi racconto è basato sul suo report.

Poco dopo la mezzanotte di Giovedì 9 aprile 2009, aggressori non identificati sono scesi in quattro pozzetti che ospitano i cavi nella città di Morgan Hill (California del Nord, 33,556 ab.) e hanno tagliato gli otto cavi in fibra ottica che servono le comunicazioni della zona, in quello che sembra essere stato il primo attentato organizzato contro le infrastrutture elettroniche di una città americana. Le sue implicazioni, anche se sorprendenti, sono passate quasi sotto silenzio.

Gli effetti, invece, sono stati devastanti. La città di Morgan Hill e parte di tre contee confinanti hanno perso il servizio di emergenza (il 911), le comunicazioni di telefonia mobile cellulare, i telefoni fissi, la rete DSL (internet) e varie reti private, le comunicazioni con i pompieri, gli antifurti remoti, i bancomat, i terminali delle carte di credito e il monitoraggio dei servizi di pubblica utilità. Inoltre, alcune risorse che non avrebbero dovuto esserne affette, come la rete interna dell’ospedale locale, hanno dimostrato di essere dipendenti da risorse esterne, lasciando per una giornata l’ospedale a cavarsela con le carte.

Il commercio è stato interrotto in un corridoio di 100 miglia intorno alla comunità, da San Jose a Gilroy e Monterey. I contanti sono stati re per un giorno mentre bancomat e carte di credito erano fuori uso e molti si sono trovati senza il denaro sufficiente per acquistare beni essenziali. I lavoratori dei servizi dipendenti dalle comunicazioni sono stati mandati a casa e le numerose aziende che gestiscono le operazioni just-in-time per l’agricoltura non potevano comunicare.

In altre parole, l’area era stata isolata dall’internet circostante.

Il movente dell’operazione è oscuro. Si è pensato a un furto a causa dell’interruzione degli allarmi remoti, ma nessun furto è stato commesso. A un tentativo di manipolare il mercato, ma non è emerso niente di strano. Al terrorismo, ma niente è accaduto. Alcuni pensano a una vendetta di ex lavoratori delle comunicazioni, data la conoscenza necessaria per una azione di tal fatta.

O forse, in fondo, era solo una prova…