Metropolis

Michael Daugherty (n. 28/04/1954) è probabilmente il più interessante fra quei compositori che, memori della lezione post-moderna, includono nelle proprie composizioni diversi stili con citazioni tratte dal pop, dal jazz, come dai classici sia dell’800 che del primo ‘900.

Mi rendo conto che, detta così, fa pensare a una zuppa infame, ma invece Daugherty è un compositore molto preparato, nonché fine orchestratore e anche alle mie orecchie, che pure non amano più di tanto simili commistioni, riesce a risultare, tutto sommato, piacevole.

In realtà Daugherty è attualmente uno dei più eseguiti, commissionati e premiati compositori americani, sicuramente anche perché i suoi brani sono ascoltabili anche da un pubblico più vasto della ristretta cerchia amante della sperimentazione.

Sebbene, a mio avviso, la sua produzione migliore non sia quella orchestrale, qui vi propongo un movimento di Metropolis (1988-93), opera sinfonica in 5 movimenti (eseguibili anche separatamente), dove il riferimento culturale del titolo non è Fritz Lang, ma Superman. Metropolis è, infatti, la città in cui era ambientato il famoso fumetto.

I titoli dei movimenti sono

  1. Lex (1991)
  2. Krypton (1993)
  3. MXYZPTLK (1988)
  4. Oh, Lois (1989)
  5. Red Cape Tango (1993)

L’ultima incisione, diretta da Giancarlo Guerrero con la Nashville Symphony Orchestra è stata fra le nomination in sei categorie ai Grammy Awards del 2011 e ha portato a casa i premi per Best Orchestral Performance, Best Engineered Album e Best Classical Contemporary Composition.

Proprio da questa incisione e grazie a You tube, vi propongo il quinto movimento. Occhio (orecchio) alle citazioni. Una può essere tratta perfino dai Deep Purple (anche se quei tre accordi possono essere qualsiasi cosa, ma sono così simili anche nel tempo…)

Strumentazione: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto; 4 corni, 4 trombe, 3 tromboni, tuba; timpani, 4 percussioni; piano; archi.

Nel video qui sotto troviamo tutta Metropolis (basta iniziare da zero).

La fine di Radio Music?

Il 2012 è il centenario della nascita di John Cage e il ventennio dalla morte (Los Angeles, 5 settembre 1912 – New York, 12 agosto 1992). Ovviamente le celebrazioni sono molte. Presumibilmente, quasi tutta la sua opera sarà eseguita quest’anno e qualcuno si accorge anche di qualche problema.

Peter Urpeth, nel suo blog silentmoviemusic, ha fatto notare che, probabilmente, uno dei più famosi e caratteristici brani di Cage, Radio Music, composto nel 1956, diventerà ineseguibile a partire dal 2017 e forse la stessa fine farà Imaginary Landscape 4 (e qualche altro brano basato sulla radio). Questi pezzi, infatti, sono scritti per un certo numero di esecutori (da 1 a 8 il primo, 12 il secondo), ognuno munito di una radio. La partitura di Radio Music riporta una lista di frequenze su cui gli apparecchi devono essere sintonizzati nel corso del brano. La lista è indipendente dal luogo e dall’orario dell’esecuzione, per cui ne esce un insieme indeterminato di suoni. Occasionalmente, su qualche frequenza non c’è alcuna trasmissione e quindi si sente il silenzio della radio, fatto di rumore di statica con qualche disturbo casuale.

Il fatto che mette in pericolo Radio Music è lo spegnimento del segnale analogico previsto per il 2017, segnando il passaggio definitivo alle trasmissioni digitali. Le conseguenze sono due:

  1. la statica del digitale è definitivamente silenziosa e anche i disturbi sono molto rari, se non nulli, ma, ancora peggio,
  2. nella radio digitale non ci sono frequenze, ma solo canali, quindi è impossibile sintonizzarsi su una data frequenza e se è vero che ogni transponder lavora su una sua frequenza, quest’ultima non ha niente a che fare con le vecchie frequenze analogiche e ogni transponder corrisponde a un blocco di canali, non a una singola trasmissione.

La partitura, dunque, appare obsoleta rispetto a un recente salto tecnologico. Non è la prima volta che questo accade nella storia della musica. Penso, per esempio, al passaggio dall’arco barocco a quello moderno, o dal clavicembalo al pianoforte, tuttavia, in questi casi, la sostanza del discorso musicale, cioè la successione di altezze, rimaneva e consentiva una nuova interpretazione.

Ci sono, poi, altri casi legati a un salto tecnologico. Nella musica elettronica il passaggio dall’analogico al digitale ha messo in crisi varie partiture. Tuttavia con il digitale si può emulare il 99% di quello che si faceva in analogico, sia pure con qualche differenza, ma che, in fondo, non è più grande di quella provocata dall’abbandono del clavicembalo in favore del pianoforte.

In questo caso, invece, è proprio la sostanza del brano a cambiare e se il suo significato, che consiste nella sovrapposizione casuale di varie sorgenti radiofoniche, può essere riprodotto, vengono a mancare sia una serie di rumori (statica, disturbi, ricerca della sintonia), che quella commistione di trasmissioni normali e di servizio (sistemi di trasporto, emergenze, CB) che un tempo lavoravano con lo stesso medium, ma che ora sono definitivamente separati.

Non credo, comunque, che Cage si sarebbe preoccupato più di tanto della fine di Radio Music, anzi l’avrebbe accolta come un altro passo verso il silenzio, ma il silenzio digitale è troppo perfetto…

Nell’immagine David Tudor e John Cage (click per ingrandire), trovata via johncage.org.Tudor & Cage

27.08.2011

Cover

An improvised live recording by v4w.enko (from Kiev, Ukraine, aka Evgeniy Vaschenko) and d’incise (from Geneva, CH, aka Laurent Peter).

The release consists of two tracks, 20 and 35 minute long, recorded on August 27th, 2011
at Tivoli 16, Geneva. The basis of this work is made with v4w.enko’s algorithmic forms which are confronted to concret gestures by d’incise. The result is a piece of improvisational work, combining deep drones and soundscapes with live treatments of various objects & contact mics.

Free download from Resting Bell.

Excerpt

CAN: the lost tapes

Can 1972Le registrazioni perdute dei Can, che non sono mai state veramente perdute, ormai si possono ascoltare su Youtube.

La storia è questa. Quando lo studio dei Can venne venduto al German Rock’n’Pop Museum, tutto il contenuto, compresi i materassi attaccati alle pareti per insonorizzare il locale, venne smontato e rilocato a Gronau (2007).

Nell’insieme erano compresi parecchi nastri (circa 30 ore) registrati fra il 1968 e il 1977, mai editi e sommariamente etichettati (peraltro le etichette erano ormai quasi illeggibili). Nessuno sapeva che cosa contenevano, finché Irmin Schmidt, ex tastierista della band, non si prese la briga di rimettere ordine.

Alla fine, il prossimo 18 Giugno (2012) verrà pubblicata ufficialmente da Spoon Record che è anche il sito ufficiale della band, una selezione di tutto questo materiale in un box di 3 CD di cui si possono già ascoltare 10 brani nel sito di cui sopra.

Il materiale è tipico di questa band, che mi sempre piaciuta perché capace di inquinare il rock conservando pochi stilemi essenziali e distorcendone molti altri. Il fatto che due membri (Czukay e Schmidt) fossero stati studenti di Stockhausen, aiutava.

In queste registrazioni la formazione è quella classica: Holger Czukay on bass, Michael Karoli on guitars, Jaki Liebezeit on drums and Irmin Schmidt on keyboards, con i due cantanti che si sono succeduti negli anni, Malcolm Mooney e Damo Suzuki.

Fra i pezzi, alcuni sono chiaramente prime versioni di brani poi pubblicati un po’ diversi e con altri titoli (Swan Song, che qui si intitola A Swan is Born), altri sono dei live (Mushroom) e altri sono del tutto inediti, ma tutti conservano la tipica impronta Can.

Att.ne: questa è una playlist di 29 brani.

Bob Dylan is 71

Tre giorni fa, il 24, Dylan ha compiuto 71 anni.

Che da quando lo ascoltavo da giovane, le cose siano cambiate non c’è dubbio. Nel 1965 “The Times they are a-changin” veniva urlata per la strada, mentre, nel video qui sotto, del Febbraio 2010, Dylan la canta alla Casa Bianca. Quest’anno Obama gli consegnerà la Presidential Medals of Freedom, la più alta onorificenza civile della nazione. Come aveva predetto John Cage, “tutto quello che facciamo, prima o poi finirà per diventare melodico”.

Nel frattempo, in una lunga intervista a 60 Minutes, Bob Dylan ha detto qualcosa che può essere interpretato come una ammissione di aver venduto l’anima al diavolo. Ancora più sorprendentemente, un sacco di gente gli ha creduto. È incredibile come la gente sia pronta a credere a uno che in un film dichiarava di chiamarsi Alias (Pat Garrett & Billy the Kid).

Comunque mi piace sempre Dylan. Mi sembra un sopravvissuto, uno dei più onesti di tutta la scena pop. Il che è tutto dire.

Supersilent + Joshua Light Show

Supersilent è una band norvegese con cui ho avuto il piacere di condividere un concerto al Göteborg Art Sound festival il 12 Maggio. Qui con Stian Westerhus alla chitarra.

Il Joshua Light Show è un team di artisti e tecnici che esiste da più di 40 anni e differenziandosi dai tanti VJ con laptop, porta avanti uno stile legato alle visioni psichedeliche dei roaring sixties, generate da proiezioni di pura luce e trasparenze imbevute di coloranti ad olio, proprio come tanti anni fa.

Eccoli insieme.

Pink Floyd a Pompei

Lo storico film del 1972 è ormai disponibile su You Tube

Synapse

Synapse

The historic electronic music magazine Synapse, now defunct, can be consulted and downloaded online.

Thanks to the this page for info.

Mooges

Questo interessantissimo sistema permette di collegare dei suoni di sintesi alle diverse sonorità generate interagendo in vari modi con una superficie, riprendendole con un microfono a contatto.

Il tutto ideato da Bruno Zamborlin, ricercatore italiano presso l’IRCAM e i Goldsmiths Digital Studios dell’Università di Londra.

Maggiori particolari qui.

Weightless

Secondo studi non ben identificati (sembrano essere della British Academy of Sound Therapy) Weightless, della band Marconi Union. sarebbe il brano più rilassante mai realizzato, in grado di ridurre l’ansia e i battiti cardiaci.

All’ascolto è un incrocio fra il primo Eno e i Pink Floyd vecchio stile. Sembra comunque che la band di Manchester abbia lavorato con dei terapisti per produrlo. i particolari in questo articolo del Daily Mail.

Si può ascoltare da Marconi Union su Bandcamp o da YouTube in versione da 10 ore.