Un Blog di Psicoacustica

Sound and Mind, che è un blog di psicoacustica che consiglio a coloro che se ne occupano, ha posto la classica domanda impossibile: “Che cos’è la musica?”
L’idea è stata probabilmente stimolata dal fatto che un recente numero della rivista Cognition è interamente dedicato alla musica, nelle sue varie accezioni.
Il primo che ha osato rispondere ha riportato la definizione ricorsiva di Jean Claude Risset: “musica è ciò che ascoltiamo quando abbiamo voglia di ascoltare musica”.
Il secondo ha dato un’altra bella botta di comportamentismo: “musica è qualsiasi complesso di suoni tale per cui un ascoltatore umano a cui viene chiesto se quella è musica, tende a rispondere sì”.
Il terzo ha cercato di riportare le cose su un piano più oggettivo: “musica è suono ordinato nel tempo”.
Adesso, ormai, siamo arrivati al 15mo e a 4’33” con: “musica è qualsiasi suono che accade entro un contesto artisticamente definito”, il che è bello, perché significa che un camion che passa durante 4’33” è musica, mentre fuori no (e nemmeno durante Beethoven).
Il discorso può sembrare inconcludente, ma non è insensato, anzi, è interessante constatare a quale profondità di indagine sulla natura umana si possa arrivare affrontando un tema impossibile.

6 thoughts on “Un Blog di Psicoacustica

  1. la “definizione” di musica che mi piace di più è: rumore organizzato (non ricordo più dove l’ho trovata).
    dove per me il concetto di rumore è tirato al massimo, fino a comprendere il silenzio (vedi la vecchia battuta di schoemberg, che le cose più importanti in musica sono la pausa e la corona).
    chiaro che nella definizione su citata l’accento va posto su “organizzato”, sul fatto che sta a chi produce – o ascolta – un rumore decidere se è musica o no.
    sono abbastanza vecchio da ricordare quando gente tipo i miei genitori sostenevano che gli “urlatori” (il rock non era ancora all’orizzonte, qui da noi) non facevano musica, ma rumore.
    d’altra parte mi è successo moltissime volte di ascoltare il rumore di una fotocopiatrice o di una stampante in funzione e – quasi inavvertitamente – di essermi ritrovato a cantarci sopra parole che si adattavano al ritmo degli infernali marchingegni: non è anche questo far musica?

  2. Aggiunta incredibile, almeno per me(ebbene si, sto aprendo ogni traccia che ho per misurarla…).
    We Shall Overcome dall’ultimo di Bruce Springsteen.
    Non propriamente un brano rock.
    Anzi è folk bello e buono.
    Si viaggia su medie alte e i picchi oltre 0dB sono parecchi e ce ne sono almeno 5 già nei primi 50 secondi…
    Non pensavo…

  3. Ogni soffio di vento, una vibrazione dell’aria può essere musica. Sta a te ascoltarla.
    Sull'”organizzato” ho qualche perplessità.

  4. tento di rispondere a federico (chitarrista o jambista?) in merito a “organizzato”.
    partiam dal pezzo che su questo blog è diventato ormai paradigmatico: 4’33”.
    lì il compositore “organizza”, dà statuto di “musica” al silenzio (o meglio, a ciò che non ascolteresti come tale se non venisse ritagliato e isolato rispetto al resto dai gesti – nel caso specifico il gesto di esserci – dell’esecutore).
    d’altra parte, quando dici “Ogni soffio di vento, una vibrazione dell’aria può essere musica. Sta a te ascoltarla.”, quel “sta a te ascoltarla” è per me un principio organizzativo: il vento soffia anche se non lo ascolti, la porta cigola anche se non ci fai caso.
    ma è il farci caso, è la decisione – più o meno conscia – di “ascoltare”, di dare una valenza estetica a ciò che senti (e non di correre a prendere l’olio per ingrassare i cardini) che modifica il dato bruto, lo organizza.

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